Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

748 N. TOMMASEO, Norme di vita ecc. ripensandola con ammirazione e riconosoenza. Doveva b~n sentire c~e quei concetti cristiani ch'egli chiariva per via di ra,gionamento, 1~ Manzoni li aveva colti anche col dono dell'intuito,; e godere che 11 avesse espressi con tanta potenza per la via dell'arte. Certo il vanto della potenza rimane alla poesia. Si confronti la « provvida sventura >>di Ermengarda con questo pur elettiissimo e ?o~ bilissimo ragionamento: « La ricchezza, la potenza, la forza; tutfo 1 vantaggi naturali, tutti i privilegi della società ,sono inutili, se ad amore non guidano, se l'ignoranza fomentano, se l'amore e la scienza volgono alle piccole cose, e divertono dalle gTandi. All'incontro la po– vertà, la debolezza, là sventura, ogni dolore, ogni male, se porta in noi un nuovo vero, e a più direttamente amare c'invoglia, è provvida utilità» (l'aggettivo ,spiritualizza: il sostantivo). Non potendosi, per la Silla natura, restringere in poco uno scritto come le· Norme, che sono una somma di pensieri ordinati, ma staccati, mi è parso che i raccostamenti che ho fatto col Manzoni possano valere per .un giudizio 1-Jintetico, oltre che per un saggio : la passione reli– giosa cristiana, del 'fornmaseo vi trova un'espressione più manzoniana, cioè più tranquilla e •serena, più larga e caritativa, più ,spoglia di crucci. Lo scrittore conserva la chiarezza e la forza di pensiero di prima, e la stessa, o cresciuta, larghezza d'interessi che toccano un po' tutta la vita interiore e di relazione coi fratelli ; ma non maneggia il sillogismo di taglio e di punta per colpire alla testa, fa più conto dell'affetto per giungere al cuore. Si rileggano le pagine più vicine a queste degli Stud,i fi.losofici (1840), dei Pensieri morali (1845), degli St11.di morali (1858); :si constati, per un'altra prova, che gli « accenni obliqui», le « obiezioni acri», i « sermoni importuni)), che sono ,parte non piccola di un altro libro postumo del Tommaseo, quello su Venezia (ch'è del resto·Ìlmportantissimo: cfr. Pègaso, febbraio c. a.), in questo sono con– dannati cordialmente. Io credo che veramente egli abbia potuto godere, prima di finire i suoi giorni, tale catarsi da molte delle asprezze del .proprio carattere, per l'energia purificatrice della sua fede. Quei grandi cristiani del nostro Risorgimento sentirono tutti (come sempre accade nei tempi di creazione e di lotta) vivissimo il bisogno di accostare di più la religione alla società, di farne più attiva milizia. Il Tommaseo fu sempre dei fervidi : « Gesù venne a servire; il prete che non serve a nulla, è ceppo arido. In quanto porgono la parola del– l'amore e la fanno, tutti sono sacerdoti>>. Questo lo dice nel XXXVIII Soggetto dj q,itaranta. ragfonamenti religiosi: ,schemi che a chi li sap– ,pia riempire del pensiero tommaseiano di,steso in tante altre opere, a,ppariranno spesso ben nutriti. Lo scritto Degli Angeli (è il più teologale; ma è aperto a molta varietà di riflessioni) b_a franchezze di questo genere: « .... la poesia cristiana è campo tuttavia, inqi,tto; così come intentate quasi sono le consegue'fl,(Ze civili che possowo dednrsi e debbono dalla morale cristiana>>. Chiasrisce bene con quanto ingegno e novità fu composto dal Tommaseo il noto Cantico a 1San Michele; ma fors'anclie spiega come gli riuscia<1euna costruzione cerebrale, che va al di là del mito poetico, e non lo crea. BibliotecaGino Bianco

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