Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

E. TUROLLA, Orazio 747 Queste osservazioni ci sembra di dover fare .su un libro, che è però utile alla coltura, come introduzione alla lettura d'Orazio, che aiuta a, porre nella sua giusta luce. V'è calore e dovizia di problemi critici, analisi per ,se stesse belle ed rucute, e spesso pagine piene. Così quelle che mostrano il carattere, qui definito mimetico, della poesia oraziana : poesia intermedia tra quella nata per essere recitata, e qiuella nata solo per essere scritta come pura effusionè lirica. Si sente in essa, di:µiostra il Turolla, l'ascoltatore, na,scendo essa come dialogo non con mi pub– blico indeterminato, ma ,con un ristretto circolo di amici dei quali la vita e le idee sono l'un l'altro familiari, e perciò restano come ante~ fatto o sottinteso di cui nel' lettore è supposta sempre la conoscenza. Il trasferirsi della poesia mimetiea o scenica tra un'ari,stocrazia nu– merata d'amici, e il suo rapporto con l'ispirazione d'Orazio, e l'ele– varsi all'arte dell'occasionale, sono descritti dal Turolla con molto acume. Gurno PIOVENE. NrccoLò 'roMMASÉO, Norme di vita dedo-tte dalla mia esperienza 'inte– riore. Saggi reUgiosi inediti, a; cura e con prefazione cli PIERO Mr- SCIATI'ELLI. - Le Monnier, Firenze, 1932. L. 12. · Comincia con un periodo alato : « Da ogni impressione straordinaria. che ,si riceva dagli uomini o dalle cose, trarre un pensiero d'affetto reli– gi08'0, oome armonia da strumento». La robusta riflessione del Dalmata, quando dettava ,queste Norme, si posava ,sopra quella operosa remissione a Dio, e ragionava quella fidticia in Lui che sono la saggezza e la poesia <lei Promessi Sposi, e ne stringono il « ,sugo >> _nel commiato di Lucia dai lettori. << Bisogna apparecchìar,si al peggio senza di,sperazione cruc~ dosa o inerte, ma con rassegnazione consolata di fiducia, che all'appres– -sarsi dei mali .non venga meno la nostra costanza, ma che da· quelli sorgano beni maggiori in una sfera più grande>>. E anc6ra: « Ognuno, oltre ai comuni agli uomini tutti, ha qualche pericolo o corporeo o civile o morale, che più abitualmente lo minaccia e più gravemente. Pensarci spesso anche quando non ce ne sia prossima probabilità o apparenza; e cli qui c ogliere il destro a levare il pensiero più alto, si per prevenire il ma.le e a,ttenuarlo, sì per tJ'arne cagione di beni più grandi, e prepara re l' animo a quella ,1;1erenaquiete, a quella modesta intrepidità ch'è il più difficile de' coraggi; senza la quale il coraggio è provocazione, disperazione, follia >>.In ogni•·contingenza « conformare gli angusti nostri concetti all'ignoto concetto della creazione>>. Sono le idee che emergono dalle prime pagine, dedicate al rema del <<Dolore», che non per nulla sono le prime; e dominano pure le suc– ceiilsive: « Nella ,speranza può dirsi compreso e l'amore e la fede; né può esaliidersene il desiderio e la potenza dell~opera, giac.ché una svo– gliata ,speranza e inerte sarebbe disperazione>>. Da giovine, la conclusione del romanzo manzoniano gli era parsa languida e scarsa; e ,sopratutto non aveva capito che ne formava l'unità, che ne ,creava la vita vera. Da vecchio, in queste sue supreme medita– zioni, la, esaltava, senza ri,chiamarvisi espressamente, ma, io ere.do, BibliotecaGino Bianco

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