Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

E. TUROLLA, Orazio 745' canto è sentimento dell'irrazionalità, e di poeti ·il cui canto nasce da un'ebbrezza dell'attività razionale. Ritrovato il primo modo nell'età presocratica della Grecia, il Turolla ha se.ritto un Omero, che sarebbe il poeta più completo e ptù tipico dell'irrazionale: ritrovato il secondo nell'età post-socratica, il Turolla ora scrive un Orazio, che non solo collega interamente alla storia dell'ellenismo, quasi espressione com– pleta e tipi ca della grecità post-.socratica fiorita in altro clima, ma che eleva di fronte.ad Omero a contrasto. Da questo si vede la debolezza del metodo : la critic a per il Turolla con questi due libri dovrebbe con– siderarsi finita, e inutile ogni altro scritto su qualsiasi altro poeta: bastando ormai un elenco di poeti diviso tra l'Omero e l'Orazio, in qua– lità d'esempi dei due opposti schemi. E taccio ogni osservazione sul– l'uso che il Turolla fa dei concetti, razionale e istintivo, messi in con– trasto, uso che pare a me· alquanto impreciso. La concezione post-socratica, rappresentata da· Orazio, non è per il Turolla né propriamente stoica né epicurea. Dichiarando vana la di– scussione, se Orazio appartenga all'una o all'altra .scuola, o sia passato dall'una all'altra, egli asserisce che la poesia d'Orazio esprime il senti– mento che le due scuole ebbero in comune : quello della rinunda alla passione e aUa vita, vedute come irrazionalità e dolore. Il sentimento d'Orazio è ascetico, volto ad annullare il mondo esterno, che fa apparire nebbia, vanità, stoltezza. Il piècolo mondo d'Orazio, la volontà di rin– chiudersi in esso, hanno una vasta risonanza per il senso continuo del– l'irrazionale e dell'infinito che li preme, senso che appare come nemico e di cui Orazio ha terrore. Orazio si chiude nel suo mondo privato come in una fortezza, con uno ,sforzo eroieo di rifiutarsi al ,dolore, e più che poeta del limite, è poeta della paura dell'illimitato. La breve giornata ch'egli chiama a godere prende un colore patetico dal senti– mento dell'immensa notte che ,sii stende attorno: le gioie conviviali dalla coscienza della loro breve durata, e dall'incombere della morte. In Orazio dunque non nasce poesia, se non ,dall'ebbrezza del solitario eser– cizio umano, né mai tocca altra corda. Benché spesso cantore di vita agreste, Orazio non è mai pòeta dei campi : perché in lui la campagna non vive mai per se stessa, come in Virgilio, ma è solo il luogo dove s'ottiene l'immunità, mera espressione simbolica della rinuncia. Ponendosi di fronte alla vita non come partecipe, ma come osserva– tore e nemico, Orazio tende ad idealizzarla a rovescio. Tende cioè non a trasformare l'uomo in essere storico, mi a trasformare l'essere sto– rico in uomo comune, mostrando Augusto e Mecenate in pantofole. Il suo eroismo consiste nel suo metodico spogliar la: vita d'ogni aspetto eroico, e ridurla a commedia, per quell'ebbrezza razionalista che lo conduce a dissolverla nell'usuale e nel ,particolare. Il Turolla studia come l'ispirazione d'Orazio ,si svolga e maturi. È imper,fetta anc6ra nelle Sat-ire, e specialmente nei Giambi, dove pre– domina un tono rabbioso ,e feroce, che Orazio non ,deriva tanto dalla sua indole quanto dall'imitazione, contro chi vive irrazionalmente. Più ta11di Orazio acquista coscienza che l'irrazionale da vincere è soltanto in lui stesso, e con le Odi e le Epistole dà la sua arte migliore, quella che canta il ,solitario esercizio contrò il dolore. Prende allora modi con- BibliotecaGino Bianco

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