Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

Boito critico musicale 741 In quel secondo semestre del '64 e nel primo del '65, Boito scrisse pel Giornale della Società del Quartetto anche cinque resoconti di con– certi o, come allora si chiamavano,· esperimenti della ,Soch\tà. Pagine rigogliose, dove non ci sarebbe da finir più a volerne -spiccar froTude e fiori : « Bach ci arriva al petto, Mendelssohn al cuore, Schumann ~l gomito, Haydn al ginoochio, Wagner alla cl;wicola del piede)); « appare splendidamente visibile un cono sidereo che ha per base Mozart, Bocche– rini, Hul:nmel; che ha per raggi Mendelssohn, Schumann, Chopin; che ha per punto focale Beethoven» ; « Nella musica di Schumann non è Schumann che canta; è una sibilla, una grazia, uno svago, un dio .... )); « Abbiamo ,sentito l'Adagio in re minore di Mendelssohn, abbiamo be- . vuto all'anfora ,del Bello il •succo dell'Ideale e ne siamo briachi»; e· a proposito di quest'Adagio confrontato con l'Andante del Quartetto in sol ( op. 10) di Mozart: « Il Bello può. incarnarsi con tutte le varietà -della forma, le più .bizzarre, le più molteplici, le più disparate; al Su– blime non s'a-ddice che la gran forma, la forma divina, universale, eterna: la forma sferica. L'orizzonte è sublime, il mare è sublime, il sole è sublime. Shakespeare• è sferico, Dante è sferico, Beethoven è sferico; il ,sole è più semplice del garofano, il mare è più semplice del ruscello, l'adagio di Mendelssohn è sferico e più semplice dell'_andante di Mozart>>. Linguaggio ditirambico, che fruttò a Boito e ai suoi compa<gni della Società del Quàrtetto non so che aureola d'iniziati e l'appellativo scherzoso -di sferiaf. Antonio Ghislanzoni usciva a dir per esempio, nella Rivista Minima: « Anche Boito, malgrado la sua figura un po' ango– losa, -è sferì,co >>.Ma bisogna sentire come, dal parlar per enigmi e ima– gini iperboliche non sempre d'ottimo ,gusto, lo sferico Boito sapesse passare a vera df}lizia di ,definizioni. Ancora a proposito del Quartetto in sol di Mozart: « È una piccola corte d'amore ... ; v'è il violoncello che fa :moine al violino secondo, e v'è il violino primo ch'è innamorato della viola>>. E a proposito del Settvmino di Beethoven: cc Quel setti– mino (se l'imagine passa) tiene ruspetto d'una di quelle splendide tasche -0he s'usavano sulle giubbe di due secoli fa, rabescate d'oro e piene di te– sori e bonariamente aiperte al primo la,dro venuto; infatti entro quella famosa tasca vi si palpa anch'oggi la mano di tre grandi borsaioli a,de– scati da tanta ricchezza: Rossini, Bellini, Donizzetti >>. Più che pel loro apporto d'idee, queste prose boitiane saranno trovate interessanti pei modi dello scrittore. Boito vi si rivela prima di tutto uomo di cultura, anzi d'erudizione; della quale si alimentano i suoi entusiasmi e delirii, ma che gli diventa più ,spesso, e più feliceìnente, origine d'ironia dilettosa. cc E la fu veramente una sera di sabato degna del Lisagora, del Broken, dello Schirke e dell'Harz .... Le gole dei can– tanti avevano .smarrito cosi facilmente il loro_ di_a,pason che mai non s'u-dì la stonazione compagna, per modo che Orazio non avrebbe certo potuto ripetere in udendoli est auris in ore>>. Viene in mente Panzini, il quale ha fatto del riferimento erudito e della frase culta la -sua maggior fonte d'umorismo. Che Boito fosse un precursore anclte in questo? Chi poi volesse sapere come dall'ironia dilettosa potesse uscire la caricatura anche più dilettosa, la satira mordente a un tempo ed esilarante, legga la Lettera in quattro paragrafi al ministro Broglio, la quale occupa, il BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy