Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932
Il ponte di Santa Losanga 729 La strada, abbandonando la valle, s'arrampicava alquanto sulla montagna e poi fiancheggiava d'elle alte rocce a perpendicolo bo– scose e cavernose, finché giungeva ai piedi di un monticello sul ~uale si ergeva il tempietto. Lì intorno era un patassio di gente dai co– stumi variopinti, con carretti, bestiame sciolto, pergole improv– visate. Benché il giorno fosse già avanzato e i più si trovassero sulla via del ritorno, la chiesuola era anc6ra stra-colma; vicino all'al– tare le donne, parte inginocchiate, parte colla fronte a terra, ba– cianti con frenesia le immagini sacre e i labari pendenti, attende– vano per turno la benedizione dei preti. Questi officiavano numerosi, d'andosi il cambio per non perder tempo e profittando degli inter– valli per mangiare e bere nella piccola sagrestia dietro l'altare, ove si vedevano mescolati ad allegre brigate di compaesani. Fuori della chiesa si svolgeva con altrettanta solennità la bene– dizione del bestiame ; asini, vacche, pecore e cavalli, passavano sotto lo spruzzo dell'acqua consacrata e la mano del sacerdotè. Poco più oltre il monticello dove sorgeva il tempio, appoggiato alla parete di una capace grotta nl}turale, scorgemmo finalmente il barroccio dei nostri zingari. Affinché non avessero sospetto di qual– che tranello, ci tenemmo discosti e .mandammo Fossiglione a parla– mentare, istruendolo in modo da persuadere l'uomo a trovarsi per la mezzanotte dall'oste, con tutti i ferri dell'arte sua. Daniele tornò poco dopo, allegro e trionfante : - Verrà! I malandrini questa volta non la scampano! Lo incorammo nelle sue speranze e gli demmo l'incarico di re– carsi lµi stesso verso le undici a rilevar lo zingaro, se mai mutasse pensiero o prendesse timore; pel qual motivo era più che mai neces– sario di mantenere su tutta la faccenda il massimo segreto. L'indomani, appena svegli, chiedemmo alla ragazzona, che ci serviva il caffè latte, come fosse andata la divinazione. - La cosa è brutta assai, - ci disse quella con l'aria di non voler celiare. - Io ho visto tutto dal buco della serratura; se lo sa il padrone, mi ammazza ! - Bè ! Cos'è ,stato ? - Ecco qui! Lo zingaro fece recitare al padirone tre pater noster e sei avemarie; poi tirò fuori una specie di scodella, ci versò del– l'acqua, fece dei segni, disse certe cose misteriose e ordinò al pa– drone di guardarci dentro e pronunciare queste parole: « Dio onni– possente, punisci il peccatore! Sia fatta la tua giusta vendetta!)). Il padrone ripeté quel dliscorso come un pappagallo e guardò nella scodella. Allora lo zingaro, rimovendo un poco il lume, domandò : « Vedete nulla?>>. «Sì)), rispose il padrone, « mi pare di veder la mia faccia!>>. « Oimè >>,esclamò lo zingaro, « brutto segno! Questo BibliotecaGino Bianco
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