Pègaso - anno IV - n. 6 - giugno 1932

722 M. Viscardini Scusate, signoria, siete voi il signor Arcipavolo ? - domanda all'amico. · - Si. Che cosa volete ? - Vorrei farvi una proposizione.... Ascoltate, signoria, è pal– pitante! Sono venuto appositamente da Sulpiubello per sentire il risultamento della legitazione di ieri e mi hanno detto che V'ossi– gnoria siete l'incollatario del ponte .... - Macché! L'han dato a un altro! - A un altro ? Ah, è cosi ? - esclamò quel cafone, spalancando gli occhi per la sorpresa. - E chi sarebbe costui, se è lecito, si- ~~? . - È uno di Torino, - risposi io, vedendo che volgeva lo sguardo su di me con un'ultima speranza; - Di Torino! Ho capito! Si, si, l'ho già sentito questo pae– se; ma non SQ tant'o precisamente dove sia! Grazie egualmente, grazie! . Dopo averci inchinato una diecina. di volte e stretta la mano con effusione, stava per andarsene, quando -gli venne in testa di chiederci, se non passassimo per caso da Sulpiubello. Seppimo, attraverso un discorso seminato dei più perfezionati sfarfalloni che immaginar si possano, come a Sulpiubello fosse in corso la costru– zione di un importante acquedotto, a cui lavoravano parecchie im– prese, tra le quali la sua. Il grosso paese distava da Santa Losanga una ventina di chi– lometri; viaggetto comodo, perché l'automobile postale vi arrivava in meno di due ore; confesso che questa volta fui io che insistetti per andarvi. Arcipaoli, naturalmente, non dissè di no. Ci sentivamo, quel giorno, molto allegri. La primavera era nel– l'aria; un sole ardito invadeva le sporche viuzze, dipingendole di colori gai. Le donne, con le lor vesti che mettevano in risalto i petti abbronzati e i fianchi grassocci, con le belle acconciature, i grossi anelli d'oro e certi orecchini come lucchetti da baule, parevano tutte parate a festa. Molte infatti si avviavano a Sulpiubello per la sagra solenne. Dopo aver girovagato un po', giungendo all'ufficio della Posta, scorgemmo il nostro amico degli scerpelloni in mezZQa uno sciame di donne cariche di involti e di gente che attendeva l'automobile. Guardava distratto a terra, con quella sua aria di bambinone disagiato, colle larghe spalle un po-,curve, fo mani incrociate sulla schiena, le grosse scarpe stivalonate in posizione corretta di « ri– poso)). Ci _aveva detto di chiamarsi Daniele Fossiglione, e Arci– paoli, vedendolo cosi mortificato tra quello sfarfallio di femmine, gli disse: . - Mi sembrate proprio Daniele nella Fossa dej Leoni. Biblioteca Gino Bianco

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