Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

564 A. Bonsanti dove le ninfe si bagnavano nel fiume sotto un arco di verzura fre·– schissimo, e eh~ svelò quattro cassettini sovrapposti. Il cavaliere Bettigalli tolse dal primo un portabiglietti di raso ricamato d'oro e lo fece sparire nella tasca interna dell'abito, dal secondo una spilla, un 'paio di forbicine in astuccio e un pettine pure in astucci~ che sistemò nei taschini del panciotto, dal terzo uno scapolare d1 San Francesco e un chiod'o, un chiodo qualunque ·1ungo tre dita circa dalla grossa capocchia e· da.Ua punta acuminata, che spari– rono pur essi in un taschino d'el panciotto. L'immagine religiosa gli era stata donata una trentina di anni addietro da un frate bonario, lui combattente nell'armata d'Italia, e anche il chiodo risaliva a quell'epoca ·o presso a poco : andando per un giardino al braccio dlella donna amata, quello si era incastrat_o tra il tacco e la catena degli sproni, né il momento, d!elizioso aveva permesso di toglierlo da quella disgraziata posizione, finché resa curiosa la dama dal suo zoppicare trattenuto, il chiodo venne ,scoperto e le– vato. Rise a lungo essa del sacrificio sopportato dal cavaliere, men– tre questi da quel riso traeva nuovi piaceri, le mani gentili tocca– rono il chiodo rugginoso, allora tanto bastò perché fosse innalzato a reliquia. Da quel giorno, reso lucidissimo e come nuovo, stretto contro lo scapolare, aveva forato dliinolte tasche con la sua punta indiscreta. La mano e l'occhio andava,no adesso a quei ricordi di una vita sorpassata senza trarne memorie, bensì come a due segni di sup.erstizione la mancanza dei quali avrebbe reso il corso della giornata infelice. Erano abitudini, candide manie; scettico, Bet– tigalli le osservava come di un altro, ma non vi sapeva rinunciare. Non hanno importanza, si diceva, e questa gli sembrava una scusa sufficiente al suo restarvi fedele. Aprì il quarto cassetto. Vi te:neva una bottiglietta di profumo e la tabacchiera. Vide il cristallo co– nico rilegato d'oro ripieno per metà di un liquido verdolino, ma la tabacchiera, non c'era. No, non c'era veramente. La sorpresa fu diminuita dalla convinzione d'aver precedentemente tolta la ta– bacchiera dal ripostiglio ·e d'essersela messa in tasca. Si frugò nell'abi~o, ne trasse gli oggetti che vi era, andato sistemand'o, li depose m bell'ordine sopra un tavolino, ma inutilmente. Pensò di averla lasciata nel vestito che indossava la notte precedente e dette una voce al servo: nell'attesa si mise a riaprire· uno a uno i cassetti dello stipo, ·se:mpre inutilmente, fece giuocare la molla dei segreti, voltando contro il muro le statuine dei pa,stori zufolanti ' ' scopri carte arrotolate e polverose, un odore di cose morte che scorava. La colonnina dì destra che partendo dal primo ripiano delimitava il seconp!o e sosteneva il terzo, girò con uno scricchiolio sopra cardini invisibili, si appiatti contro il fianco dello ,stipo sve– lando una cavità oblunga e fonda, vuota. Svelto Bettigalli rimet– teva le cose al posto dopo le esplorazioni sfortunate. Intanto il BibliotecaGino Bianco

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