Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

Ambulatorio per soli poveri 543 le gonne le sue calze rotte e la triste maternità ed ha ripetuta la sua monotona domanda. - Hai mangiato ? - le ha chiesto la signora. Hsa le ha mostrato il pezzo a:i pane avanzato. - Va' a bere del latte caldo, - le ha d'etto l'altra e le ha teso cinque lire. Lisa ha preso la moneta incredibile senza mostrarsi stupita né ringraziare. Ha fissato la signora e. ha detto : - È la prima volta che sento una parola buona. E nella sua voce sorda era la sorpresa un po' ironica di chi si vedia restituita dl'improvviso una cosa sua,· da anni perduta. Poche cose mi suonano penose all'orecchio quanto l'udire nella stanza che precede l'ambulatorio la voce di taluni vecchi ammalati che « declinano le proprie generalità>> all'assistente. C'è in quelle voci una meticolosità esperta e quasi affannata come di chi si rac– comandi che non s'abbia a confondere la sua persona con altre e vi senti fremere una speranza inestinguibile nel consulto che verrà (dopo chi sa quanti?) e sarà quello buono, che chiarirà tutto, ri– medierà a tutto. Residuo religioso che' accompagna ogn~ ammalato fino alla soglia dell'ultimo medico. Fede grande quanto il dolore che m'indurrebbe qualche volta a scappare di nascosto dalla porti– cina di servizio. Per non deluderla con la. mia compassione igno– rante. Se Maddalena Chiereghin, d'anni 7.0, abitasse il piano nobile d'una casa « con tutti i comodi )) 9 vestisse di raso nero e potesse ta– gliare periodicamente i « coupons )) di numerose cartelle, sarebbe una donna degna di molta considerazione. Avrebbe dal medico di famiglia ricettine prelibate con le quali dare un colpetto giusto al motore stanco, unger le ruote della macchina che cigola, provvedere ai reni, alla tosse e a, tutti i suoi molti acciacchi. La <moca fèdele farebbe il resto. Né le mancherebbero le visite paterne d'un parroco ossequioso del quale non le rincrescerebbe ascoltare le allusioni di– screte al - lontanissimo, - testamento. Di questa vecchia dama, Maddalena ha solamente il viso bianco, il fine profilo e un vecchio, dolente cuore di mamma. Tutto il resto le manca, e, con es~o, l'attenzione del mondo. Tanto la stupisce e, quasi, la sgomenta di felicità il sentirsi in– terrogata con interesse, che, al termine d'ogni colloquio, vuol ba– ciarmi la mano. A stento mi rifiuto ogni volta, turbato da quella miserabile e santa canizie. Viene per sé, già malata, e per un figlio che vive d'ozio e d'inganni poveri e che osa recarsi ogni giorno nella sola camera che essa abita per mangiarle metà della minestra che noi le procuriamo. Per lei, lo sciagurato è sempre « quel poverino BibliotecaGino Bianco

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