Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
Mo1tti, Pellico, Manzoni, Foscolo veduti da viaggiatori americani 531 l'Italia, che si avvicinava, anc6ra più della Sedgwick, ai circoli politici avanzati, cosi ce lo descrive: « Pellico ha ora circa trentotto anni, è piccolo e porta gli occhiali. La carnagione è mortalmente pallida, imbiancata dalle distruttrici ombre d'ella segreta. Ha ciglia larghe e alte, la sua espressione è seria e pensierosa. Fu cortese ed affabile,_parlò con profonda emozione del padre e parve molto com– piacersi dell'interesse che l'opera sua aveva destato in America». Il Tuckermann aggiunge qualche particolare sui diritti d'autore delle Mie Prigioni, che forse si leggeranno oggi con certa soddi– sfazione dei progressi compiuti in questo campo. « Nonostante le innumerevoli copie vendute in Europa, e il fatto che sian state tradotte in tante lingue, l'autore non ne ha ricavato altro bene– ficio pecuniario che i duemila franchi che ebb·e dal suo primo edi– tore a Torino 1 ). Egli è protetto ora da una marchesa, ricca e liberale, che lo ha nominato suo bibliotecario. Pranza q_uasi ogni giorno alla tavola dli lei, ma abita con i suoi genitori. Bisogna confessare che le sofferenze del Pellico ne hanno, e non poco, do– mato il primitivo entusiasmo. Alcuni dei giovani elementi liberali, in Italia, si dli.mostrano assai disillusi perché uno, il quale stava per diventare un martire d'ella loro causa, si sia voltato invece alla devozione, e si mostrano spiacenti che egli abbia ad impiegar la sua penna per scrivere inni cattolici e odi religiose)). Il dispetto che i più accesi provavano per non aver trovato in Pellico uno stru– mento di piccola polemica politica, è dipinto in queste osservazioni. Il Tuckermann doveva frequentare specialmente gli ambienti re– pubblicani, perché il suo libro è dedicato a Felice Foresti, rappre– sentante di Mazzini in America e poi rifiutato dal re di Sard'egna come console degli Stati Uniti a Genova 2 ). Il Ticknor, che ci ha lasciato il maggior numero di ricordi per– sonali letterari d'Italia, che nel 1817 visitò l'abate de Breme a ,Milano, Cicognara a Venezia, Balbo a Torino, e nel 1836 Niccolini e Capponi a Firenze, ci ha lasciato pure una relazione del suo in– contro con ,Manzoni 3 ). « Tutto mi piacque ma sopratuttò mi inte– ressò Manzoni stesso, oggi, bisogna ammetterlo, l'autore più famoso in Italia dai giorni di Alfieri, e che ha inoltre il merito d'essere un uomo veramente eccellente e rispettabile>>. Le osservazioni del Ticknor ci presentano il Manzoni sotto un aspetto meno tradìzio~ nalmente timoroso: « È uno spirito sensibile, ritroso, schivo e mi dicono che·i suoi successi non lo compensano affatto di qualche mor– morio critico occasionale ..... Nella conversazione mostrò appunto questo carattere. Per cosi dire, sembrò coraggioso attraverso i suoi l) Giuseppe Bocca, Torino, 1832. 2) 1819-1858,carbonaro, fu allo Spielberg. 3) Op. cit., vol. II, p. 44. BibliotecaGino Bianco
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