Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
Lettere inedite 519 IV. 7 settembre 1486. Voi vi maravigliate non avere molte lettere di qua dopo la pace, ed io per me mi vi scuso non vi avendo' scritto, che ne 'è suto cagione che non sapevo che mi dire di questa conclusione della pace, perché biasimare non la volevo e lodare non la potevo. Perché la pace in sé ,è buona, e noi non abbiamo speso ad altro :fine. El mod'o e le spezialità nostre non me la hanno lasciata laudare. E però mi pare da concludere che, essendo questa città sotto il segno dello Ariete, che è segno di rMarte, sappiamo meglio fare la guerra che la pace. Pure non è da pentersi del bene çhe altri ha fatto, perché di quello abbiamo fatto noi ed in questa guerra edl in quella di Ferrara non se ne d'ebbe aspettare inconveniente al– cuno ; ma forse delle paci che sono fatte per queste guerre da altri che da noi, se ne vedrà qualche volta qualche cattivo effetto. E Dio voglia non sia vero. Intra le altre cose che accaggiono di grande alterazione nostra è che, come credo sappiate, a noi è suto promesso uno brieve del Papa, assolut,orio per la imposta de' preti e che permettessi la esa– zione, e ne siamo suti tenuti in parole insino a ora; in luogo del quale comprendo 1 ) che al presente il Papa mandi qua diversi brievi per impedii.re la esazione, comandando non si riscuota; che vedete quanta differenzia è da quello che aspettavamo a quello che viene. Io mi sono ingegnato che à, questa cosa si remedi, se si può, prima che si publichi, perché inte~dete per voi medesimo di quanta alterazione sarebbe. Credo sia bene lo facciate intendere al signore . Lodovico, pregando Sua Eccellenza che, avendo questa città tanta fede in essa, non la lasci tanto- vilipendere e malmenare che sia troppo, massime che in questa cosa va danari e, come sapete, tocca universalmente a ciascuno. El remedio vero - è fare che 'l breve promesso venga e questi altri se anullino·, perché è necessario o che siamo suti ingannati da quelli che hanno trattata la pace che hanno promesso el breve, o che 'l Papa abbi mutato proposito : e l'una e l'altra cosa è d'importanzia ed ha a dare grandissima alte– razione; e ,però a me è parso fare spacciare la presente cavalcata perché presto si pigli qualche forma migliore. ·Questa cosa non è anc6ra nota ad!altri che a me qui, ed io m'ingegnerò non si publichi. Vuolsi pr.ovedere presto acciò che di necessità non s'abbi a pu– blicare. Io sono suto a visitare il dJuca di Calabria, che così mi fe' scri– vere per più lettere dovessi fare, ed a' Dieci parve non potessi fare dli.meno, e cosi al magnifico Stefano Taverna. Quando fui là, ri- 1) ho notizia. BibliotecaGino Bianco
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