Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

Lettere inedite 515 non presumeremo per noi ,stessi fare alcuna risposta se non de co– muni consensu d'essi nostri collegati, con li quali consulteremo la cosa, e secondo la commune resoluzione faremo intendere alla San– tità Sua la risposta; come di tutto si d'ette notizia costì alla Eccel– lenza del ,signore Lodovico per mezzo di m. Fr:1ncesco Gaddi. È dli.poi occorso che m. Antonio predetto ieri tornò qui come promisse tornare a la sua partita per riportarne la risposta, ed ha differita la tornata qualche di più, per essere tutti li camini 'inter– rotti come sapete, e·nella tornata mi ha portato un breve di credenza della Santità del Papa in sé e fattomi intendere che la Santità Sua non è punto aliena da la pace.l anzi vi si mostra assai inclinata, sanza ,specificarmi alcuna qualità di condizioni, e mi ha ricercato per parte di Sua Santità, quandlo io sia di questa simile inclinazione, che mandi uno mio fidato a Roma, che possa intendere circa le condizione predette la mente di Sua Santità e referire quello che dal canto nostro si ricercassi, Io, avendo· communicata la cosa con li amici che sapete, truovo la brigata volta al mandare ed a non chiuder·e li orecchi a simile pratica; iudicando che il Papa per ogni condizione d'ebba dire da vero, e che la pratica possa tenersi sanza intepidire in alcuno modo le provisioni alla guerra, quando pure ci fusi;:i sotto qualche dupli– cità, come potrebbe essere; ed io non ci ho più fede che bisogni, pure mi accordo con loro volentieri, e per iustifi,cazione nostra in ogni tempo futuro ed in qualunche ·successo, e non manco per levarmi carico qui quando mai cosa alcuna simile si publicassi. E nondimeno, come abbiamo fatto sempre, non moveremo un passo sanza conscienzia e consenso della Ecce1lenza del signore Lo– d'ovico, col quale communicherete q~e·sta cosa, pregando prima la Eccellenza Sua che vogli tenere questa cosa più stretta che non fece lo a,viso da. quello che portò l'arcivescovo; perché non veggo a che ci possa giovare e servire il communicare, come si fe' allora, se non a qualche mio carico. Apresso, che consideri bene questa cosa e, secondo la sua consueta bonità e prudenzia, esamini e aeliberi quello sia da fare, perché manderem9 o no e risponderemo secondo il suo sapienti&simo iudicio. E perché la cosa non patisce molta da.– lazione, vi si manda la presente per staffetta., e con la med'esima celerità vi prego mi facciate· intendere quello ne ritrarrete. Da Giovan Francesco Uliva, commissario di cotesto signore, e'l quale è a Pitigliano, intenderà la Eccellenza Sua e' disegni che fa di là el capitano nostro, che per questa cagione tanto più presto è da acelerare che coteste gente partino. Nondimeno el conte 1 ) mi fa intendere da parte che, venendo e' mille provigionati già chiesti, si metterebbe a passare, come vi scriveranno anc6ra e' Dieci. Per 1) Niccola Orsini da Pitigliano. BibliotecaGino Bianco

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