Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

J. CH.A.RDONNE, Claire 639 tation parfaite du bonheur, ,sans une ombre, avec un go-0.t de mort .... Elle ,semble marcher dans un songe >>. L'ultima frase forse dà la chiave per capirla. A ben considerare, essa non ha realtà fuor di quella in cui, a ogni istante, la ricrea e la riplasma lo sforzo d'analisi dell'uomo che le vuol bene. Di quel bene, che si accanisce a tradurne ogni aspetto in termini di ragione, essa è come l'esteriorizzato fine, non sempre compiuta nella sua concretezza. Perciò, a volte, si ha l'impressione che vanisca nel simbolo : il simbolo della felicità che l'uomo si finge nello sterminato desiderio, e turba e sopprime coi ·suoi comportamenti. La morte di Claire è un qualunque caso banale. Non occorreva la sparizione del suo oggetto sensibile per distruggere quella felicità; essa è distrutta dalla continua analisi, ossia, dal non saperla accettare e vivere con abbandono. · Vediamo, nel romanzo, un maturo coloniale arricchitosi oltremare in una vita di fatica piena d'eventi, che torna in patria per consacrare « à ,son agrément » gli anni che gli restano. Del progettato « agrément » fa parte, e diventa ,subito il motivo dominante, Claire, una giovane donna ,ch'egli conosce quasi per caso e sposa. Vive con lei parecchi anni con la calma, la m:i:sura, la riflessione della maturità esperta. Quieta è la sua felicità e monotona. All'apparenza, nulla.I~ turba. Ma c'è in quel liscio e pigro e ricco vivere un punto segreto che duole. Fin dalla prima pa– gina lo si avv,erte. « Je suis trop attaché, - dfoe quel raffinato dilet– tante, - à une image exposée au temps. · J e vois la fragilité de ce que j'aime. Sur un visage parfait, les nuances sont très sensibles: on <levine l'ombre des jours qui vont le défaire». E il tema di fondo del romanzo; anzi, tutto il romanzo è in questo tema_: il niente, i'e:ffimero d' ogni bene umano ; il terrore dell' indeprecabile perdita, da prima sordo e velato, poi ossessionante come una minaccia che romba, e invade e chiude tutti gli orizzonti. Quel tardo bene trovato è un inomento di paèe e di sosta nella vita dell'uomo, che già più volte ha dovuto ricominciare tutto da capo. Egli se ne diletta da conoscitore, ma .senza illusione. Tutto il divagare e ra– gionare che fa si direbbe che è un pretesto per guardare altrovè. Fa del valerysmo politico, giudica Balzac,· si occupa di giardinaggio, un poco viaggia, cura i suoi interessi che vanno male, e ,su tutto accumula ri– flessioni e aforismi, con la, tendenza propria del francese di arrivare per ogni cosa a una verità generale. Ma i sentieri per cui si perde, con l'istinto e il proposito di fuggire, lo riconducono sempre allo stesso punto : al ,suo segreto terrore. Fra tante verità, dette senza jattanza, anzi con misura ed edu– cazione, non vé n',è una che passi il livello del senso comune: e in gene– rale è cosi di tutti i moralistes francesi, salvi in qualcuno la tensione e il brillante del paradosso e la politezza della sintassi. Anche in questo, Chardonne è nella piena tradizione, e le sue brevi fras,ette, allineate di– versamente e più vibrate nel timbro, continuerebbero senza fratture sensibili il vers-proverbe che ha commentato con ,saggezza le avventure di Athalie o della contessa di Brézé. « La vie est tragique ». « Une vie heureuse échoue s.ftrement ». « Le malheur entre dans la maison et surprend tout le monde, sans faute, un BibliotecaGino Bianco

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