Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
638 J. CHARDONNE, Claire Come negli altri romanzi del Chardonne, il tema apparente è dato a~– che in questo da un esperimento coniugale. Ma la tessitura, secondo 11 modo -solito dello scrittore, è appena un velo e cosi carico, invece, il ri– camo delle riflessioni, che il libro, per dirla con una facile immagine, s~ presenta come una serie di guizzanti quadri ,sopraffatti dal commento d1 troppe didascalie. « Le Français traduit volontiers ses impulsions par une max.ime>>. È uno dei personaggi che lo dice, e, per suo conto, mette in pratica con molto impegno questa semplice verità. Ne viene al libro quello squilibrio che tutti hanno notato, mal bilanciandosi il « rationnel » col « ,sensible »; anzi, sembrando quest'ultimo quasi un espe– di,ente per dare più larga occasione all'altro di esercitarsi. Lo ,si av– verte nel modo stesso della composizione. Gli avvenimenti, le peripezie si seguono a caso, a fatica, ·con rilievo appena sensibile e un'infantile logica di connessione. Lo schianto finale è come una laceratura, troppo– forte in così •scarso tessuto. Ma all'autore tutto ciò che è rarcconto evi– dentemente importa poco. Gli basta che il suo personaggio pei viali d'un giardino sfogli pochi fiori vizzi, ed è .subito tutto attento alle più imper– cettibili vibrazioni che quel semplice fatto produce nel_suo cèrvello e nel suo cuore. Questo è il modo proprio della confessione e dell'analisi (lo conferma anche la narrazione fatta in persona, prima): e basterebbe scio– gliere gli accadimenti da guel qualunque ordine che la finzione nar– rativa comporta e impone, e lasciarli venire avanti secol!do l'impre– visto che è proprio di ogni vita, per avere il « giornale intimo». Per questo già Alberto Rossi notava qui sopra molto sottilmente certe ideali vicinanze con l' Amiel. Volendo troppo badare alla qualità dell'elemento narrativo e al suo svolgimento, si verrebbe alla fine a negare realtà al libro. Romanzo nel senso comune del termine non si può dirlo. In fondo è un monologo. Come favola non regge a un esame critico. Certe premesse su cui sembra appoggiarsi la narrazione si afflosciano senza conseguenza nel corso li' essa, e il dramma che sembra da esse irradiarsi sposta continuamente il suo fuoco. Claire, l'eroina, ci è mostrata da principio sotto l'incubo di un -segreto familiare che pare ne debba dominare tutta la vicenda; e invece ella, non solo ,si comporta, per quel poco che di lei si riesce a, sapere, come ,se quel segreto non esistesse, ma, quando il marito le con– fessa con tutta semplicità di saperlo, lo « choc mortel » che ella ne ri– sente resta tale soltanto nell'affermazione dell'autore, senza evidenza. nella realtà rappresentata. Eroina, s'è eletto, ma bisognava aggiungere passiva; perché Claire, sebbene dia il-titolo al libro, non vi ha altra fun– zione (né diversa importanza) di un oggetto d'analisi e d'esperimento sul quale si esercita con tormentosa sottigliezza la riflessione del perso– naggio che parla in persona ,prima. Perciò nel romanzo non la si vede mai emergere spiccata dall'ombra. Ha una compostezza senza anima. Qualche baleno di una mentalità infantile e senza autonomia· certi atteggiamenti del corpo e particolarità del vestire· un' afferm'azione d'istinti; null'altro. Il persona.ggio che la osserva e' la analizza s,e ne rende conto ·pel primo. « Elle me donne de sa personne des images choisies, qui ne constituent pas u11étre. Dans cette maison ... , on dirait que la vie s'est dissipée. Il reste un beau corps docile des sourires l'imi- ' ' BibliotecaGino Bianco
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