Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

636 E. SCAGLIONE, Bestie parlanti : apologhi rimati · dell'orso e dell'allodola, in cui quel giocondo spirito shelleyano irride gaiamente al peri-0010 di un'archibugiata. ,Si ·pot:vebbecontinuare per un pezzo a discutere il contenuto mora.le degli apologhi rimati di Emilio Scaglione, e in parte accett arl?, m parte respingerlo; giac-0hé, ripetiamo, le favole, intese come « sapienza dei popoli», non f:!Ono dissimili da quell'altra « ,sa-pienza dei popoli» c_he sono i proverbi, dei quali non ve n'ha uno che non abbia il suo contrario_, e quindi possono applicarsi a tutti i casi della società umana. E per molti, appunto, questa è la vera sapienza: Ma ripetiamo pure, perché il nostro pensiero sia ben chiaro, che anche sotto questo profilo, - per dirla con gli avvocati, - la, favolistica dello Scaglione, sia che scenda negli abissi del cuore umano, sia che si levi a volo verso le cime del pensiero, non ,è la fredda es-èrcitazione del moralista, che cataloga e classifica i casi, per ridurli poi a, favoletta o raccontino; ma è il risultato di una ricchissima esperienza di vita vissuta, e non libresca. Lo Sca– glione, checché egli stesso ne dica nel sonetto introduttivo di questa raccolta, è fondamentalmente un pessimista e un malinconico. Anche quando assume il tono beffardo dello spettatore smaliziato, il quale sa che« le -cose vanno così ll e che «.non c'è nulla da farvi», anche quando, con i suoi usignuoli, i suoi passeri, le sue allodole, egli glorifica la poesia, la sola cosa bella e buona che sia nel mondo, e ne vanta il superbo isola– mento nelle solitudini spaziali, si .sente bene che in fondo c'è qualche altra cosa, c'è la a,ntica e vana aspirazione che questa poesia scenda da.Ile sue inaccessibili altezze e venga a placare e migliorare l'umanità, così feroce nella sua vita pratica. Ma ,è tempo·, oramai, di venire a quello che ,è il maggior pregio delle Bestie parl(IJY/,ti, cioè al loro valore di poesia schietta, disimpegnata dalle pastoie del simbolismo e del moralismo. Quale .serio e pensoso artista sia Emilio Scaglione non sanno molti; ma il successo recente dei suoi due romanzi Maria Letizia e Il passo del diallJolo ha richiamato l'attenzione su di lui, e in molti_ è nato il desiderio di conoscere anche la sua opera precedente, e il proposito -di seguire quella a venire. Già nei due romanzi l'artista apparisce in tutta la sua personalità, ricca e talvolta pleto– rica, e oltrepassante il segno (feliw culpa, in ogni caso, in questi tempi di pudica ritenzione di ogni ,slancio e di carezzata e favorita sti– tichezza). In queste Bestie è il poe4It che emerge dalla costruzione mo– ralistica e la sopraffà, e .guarda il mondo -0on l'occhio proprio del poeta, con la casta gioia di vedere, comprendj;lre e cantare, con il bisogno di rappresentare con viva immediatezza. Se egli, dalla ,sua molteplice co– noscenza dei casi della vita e da quel vagò desiderio di raziocinare, che è in tutti gli uomini pensanti, è tratto a e.ostruirsi a priori lo schema della favoletta moraleggiante, sùbito il poeta supera con un balzo i limiti -dello schema, e tutti quegli animali non sono più in funzione di uomini, ben allineati e ognuno pronto a emettere il suo 'filosofema o il suo .sofi,sma di bass_a lega, ma diventano veri elementi poetici. Ne La quercia e gli scoiattoli, una delle favole meglio fuse il concetto mora– listico è vecchio quant'altro mai: quello della ingratitudine se bene vi sia arricchito di un nuovo elemento, - la gratitudine interp~etata come speranza di un nuovo beneficio, - ma che importa ciò, se la vera poesia BibliotecaGino Bianco

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