Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

E. SCA.GLIONI<:, Bestie parlanti: apologhi rimati 635 Perché maìtre Corbeau e maitre Renard, per nominare soltanto i prn celebri campioni di quella prodigiosa fauna, sono •sempre presenti e grati al nostro spirito, mentre quella « zucca che montò sublime» altro non suscita in noi se non un fastidioso ricordo ·scolastico ? Perché la favo– letta del La Fontaine, come le sue compagne, indipendentemente dal vieto intento morali.stico, è un quadretto di viva e fresca poesia, mentre quella rigogliosa zucca, tuttoché partorita dal cervello di quel principe dei poeti che fu messer Ludovico, serve solo a provocare il noioso sermoncino di quel venerabile pero, i cui « occhi tristi>> mi producono anc6ra l'effetto di una mazzata sul capo. Scelto questo punto di vista, e dichiaratomi senza rossore avversario della favola per la favola, non voglio con ciò dire che quelk dello .Sca– glione non abbiano anche il loro pregio di acuta e amara osservazione della nostra vita morale, immutata e immutabile nei tempi; di vivace commentario alle grandi lotte mai" esauste fra il Jl!ale e il bene, la giusti- 7,ia e l'ingiustizia, la forza e la debolezza,· la verità e la menzogna, la morale e la politica, la politica e l'economia, la ragione e il diritto, il vo– lere e l'impotenza, il dovere e il piacere; contrasti sempre rinnovati, anche variandone le forme, perché in essi è la vita, e senza di essi lo spirito umano non avrebbe ragione di esistere, e non le r,eligioni, non l'arte, non la storia. S'intende che questa perpetua lotta univer,sale è frazionata in una miriade di piccole lotte particolari, sulle quali, come più facilmente determinabili, •~cende di preferenza l'oochio del morali.sta favoleggiatore, che sceglie nella casistica secondo le sue predilezioni o morali o politiche o ,semplicemente artistiche. La scipita novelletta del lupo e dell'agnello può essere moralizzata nella nota maniera esopiana; ma anche, e con pari ragione, come la glorificazione della forza, che non bada ai mezzi pur di raggiungere il ,suo fine; e persino, per simbologia storica, come la potenza di espansione del popolo più forte sul territorio di quello più debole. Lo Scaglione, che anche questa favola ha rielabo– rata, fa declamare al lupo, sulla spoglia anc6ra palpitante dell'agnello, una professione di fede dalla qual,e risulta che il lupo è lupo perché ragnello .è agnello («Coree passato avrei forse men cupo ,Se un giorno solo avesse resistito >>) : interpretazione più ,sottile e più ingegnosa delle altre, ma arbitraria, perché il mondo necessita di lupi e di agnelli, e se tutti fossero lupi, i lupi più forti divorerebbero i lupi più deboli, che prE:inderebbero automaticamente il posto, se non il nome, degli agnelli. Del resto è il poeta stesso che fa ùscire dal becco dell'usignuolo il saggio mònito: · .... è legge eterna quella che al campo assegna spiga, al cielo stella. Oheta si svolge l'armonia del mondo, se cheto ognuno acc_etta il suo destino; riccio, talpa, usignol, ragno-topino, serviamo tutti un ordine profondo. La deliziosa, favoletta della rondine di mare e del pesce luna dimo– stra i pericoli dell'ambizione e i vantaggi della prudenza e della facoltà di adattamento; ma è contradetta dall'altra, di più alto volo lirico, ibliotecaGino Bianco

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