Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
626 A. P ALAZZESCHI, Stampe dell' '800 s'è confesi-ato, e della sua discre~ione, discre~ione nel coraggio; ma in tutta quella gran musica d'accompagnamento ha licenziato un'epoca e fatto un aHegro funerale. G1usIDPPE Dm RoBEJRTIS. EMILIO CECCHI, Qualahe cosa. - Giuseppe Carabba, Lanciano, 1932. L. 10. - - Messico. - Treves, Milano, 1932. L. 15.· Dopo aver letto gli ultimi libri di Emilio Cecchi, Qualahe cosa e Messico, a ridare un'occhiata al primo volume (primo e solo a tutt'oggi) della Stori.a della Letteratura Inglese del XIX secolo dello stesso Cecchi, pubblicato dal Treves nel 1915, ,sembra di paragonare un fuoco torbido a un cristallo di ·,splendida chiarezza,. ,So che non sono possibili con– fronti tra un libro di severa critica e due libri liberamente, original– mente creativi; ma poiché la critica di O~cchi fu sempre una critica di a:r,cluetrascrizioni nella ·chiave dell'autore prescelto, e la sua attuale «poesia» sorge da una vivace scintilla, da un'accensione dell'intelli– genza, il confronto non sarà poi tutto impossibile e sterile. Una quindi– cìna d'anni fa Emilio Cecchi passava per un critico promettentissimo ma ,sviato da falsi schemi e per un artista fallito (rileggere il_ vecchio numero della Voce dedicato a Renato Serra); oggi è frequente sentire chi lo esalta come artista e ne trascura, quasi fosse cosa da .poco, l'ap– porto critico; e di ciò ha una .parte dì colpa lo scrittore stesso che non ha voluto raccogliere gli articoli dell' ultimo decennio e che è an– dato sempre più puntando le proprie poste sulle libere forme lici-che del saggio, nelle quali, fin dai Pesci rossi del 1920, raccoglieva tanto suf– fragio di consensi. Ma a, dire il vero non sono i cecchiani a denti stretti del '15 o gli imitatori del 1932 che colgono nel segno; non essi possono darci la conferma migliore di quanto Cecchi ha portato nella nostra recente hitteratura . Anche di Cecchi, come di tutti i buoni maestri, non ,è facile precisa.re, delimitare l'influsso ,sugli scrittori cli lui più giovani; ma è certo che questo influsso si è esercitato su autori che hanno varcato da poco o da molto la trentina, anche su quelli che meno gli somigliano e che meno sarebbero disposti a conf(\ssare di dovergli alcunché. Quanto ai giovanissimi, ai coloro che arrivano quando la battaglia è vinta e tutte le porte sono ,sfondate, che potrebbero essi impara.re dai lui? Non l'a-rte, che in Cec.chi è ,singolarissima, portata· tal ora all'es trema ra.refa~ione e non ammette tollerabili c_ontinuatori; non un ,pensiero perché il suo ptinsiero non è sistematico e non si può scindere dagli -qmori e dalle reazioni di uno •spiccato temperamento; non infine un esempio, perché gli esempi contano .solo quando si svolgono per intero sotto gli occhi dei testimoni e nulla valgono quando ,siano ripensati a freddo e teorizzati. Il pensiero autentico di Cecchi, il suo esempio che non si scorda esi– stono soprattutto per coloro che hanno seguito, passo per passo lo scrittore in uno sviluppo che dura da molti anni; esistono per chi te– nendo presente tutta la curva evolutiva -dello ,scrittor.e, ne valuta le BibliotecaGino Bianco
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