Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
• 622 R. 0.A.L.A.M.A.NDREl, Berlino ecc. ho veduto, in quarant'anni di perlustrazione per le mie balze, che qualche povera bisciarella innocua, ,scappar via dal mio conspetto come ,saetta. O, - quando sorpresa raggomi~olata in un viottolo, - rimanere perfet– tamente immobile, gli acuti occhini neri affissati verso di me (io, sì, per lei, il vero ittiosauro ,spaventoso !) con la linguetta dardeggiante per terrore: ho fatto vista di niente, e lei f()rma come un ciocco di legno ; ma appena ho .studiatamente guardato da un'altra parte, e mi s.on poi rivoltato a un tratto verso di essa, ecco che approfittando della mia d is– simulata disattenzione, la b()stiola aveva voltato il capo, quasi timone di navicella, dalla parte conti-aria a me, aveva insensibilmente snodato le spire, e, appena fatto un pa1Ssoavanti, via a balzelloni giù tra le ginestre. Perché scap•pate, o amici basilischi d()lla favola?». Più tardi, ne tro– verà per i viottoli « le bucce di raso candido ricamato a scacchi, sottili come carta velina, lucide come di argento. E quando mai se ne spogliano ? Mistero. Mai da nessuno si è visto un serpe sgusciarsi la spoglia>>. Per questo amore, cresciuto in lui cogli anni, alle bestie, il Calaman– drei ch'era cacciatore ,smise la caccia. E forse da allora gli successe più spesso di incontrare la lepre: cc ecco che comparisce a una svolta di viot– tolo. Mi scorge, sosta un attimo con le orecchie piegate; e poi via di tutta corsa, a orecchie ritte, giù giù all'impazzata pei viottoli e per le crete e pei vigneti del fondo, finché la vedo, minuscolo cavallino• galoppante, sparire a mezzo chilomeko nelle forre. Ho incontrato, - racconterà alla famiglia, - il mostro delle balze : non aveva la infame spingarda, ma il solo vederlo, ve lo assicuro io, fa rizzare il pelo». E potremmo anc6ra citarne molte, pagine agresti e animali degne di Jules Renard. Ma ciò che più• piace nel Oalamandrei scrittore è una tutta sua aria di soliloquio. Questi così tersi quadretti formano il chiaroscuro, il con– trappunto di un discorso· tutto personale. Lo vedete lo scrittore, solo con sé, che sorride e, seguendo un suo filo segreto, prova e riprova la sua vecchia esperienza, le sue varie moralità ·sulle cose agresti, sulle piante, sugli animali •... E ne avesse davvero cavato un libro! Ma anche poche pagine ba– stano, mi pare, a fare accogliere il nostro Calamandrei nella famiglia di quei non lontani scrittori toscani (penso ora a Raffaello Foresi, a Fabio Uccelli, a Guido Nobili. ... ) che, potendo scrivere per tutti, preferirono lasciar soltanto memorie, diarii, bo~etti d()lla loro vita, e restarono scrittori privati. Uno scrittore privato! Un bel fatto oggi, che tanti con una mano scrivono e con l'altra si reggono la tromba. PIETROPANCRAZI. ALDO PALAZZEscm, Stampe dell' '800. - Treves, Milano, 1932. L. 15. ' Se proprio s'ha da considerare .questo libro un libro autobiogra.fico, bisogna dire che Palazzeschi ha avuto il raro mei;ito di non farcene quasi avvertiti. Ha lasciato in ombra la nota più delicata, più sua, come un canto ,solo, e in primo piano ha giocato secondo ci potevamo aspettare da lui soltanto, con f()Ste e rumori e invenzioni, iavorando a una ma– teria concreta, come se ,scherzasse con la fantasia. Più· di una volta, BìbliotecaGino Bianco
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