Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932

C. BROOKS, Antonio Panizzi Scholar and Patriot €15 inglese, nella North British Re'!Jiew, di essersi prestato a far la spia al governo di Napoli, comunicandogli una lettera dei fratelli Bandiera al Mazzini, intercettata e aperta; ma generalmente amava lavorare in silenzio, mettendo a partito le sue aderenze .e le sue amidzie con gli uomini politici. E. fu certo propaganda più utile e più efficace che non quella dei rivoluzionari per scuoter,e l'accidia delle classi dirigenti inglesi. È naturale che la Brooks se la pigli corrucciata con Ernesto Masi per le accuse contro la « pedida Albione» e contro l'ipocris,ia della na– zione inglese; ma, a parte l' aspr,ezza, della forma di quelle accuse, certo è che l'Inghilterra, ainica del « quieta mm movere », era infastidita dello stato ,di ,permanente turbamento della penisola, che costituiva una continua minaccia alla tranquillità delÌ'Europa. Ci fu un ravv,edimento tanto nel 1848 quanto nel 1859, nel governo se non nella nazione; e molta parte vi ebbe il Panizzi. Fofaie la Brooks non ha interamente mi– surata l'importanza di questa azione nel mutamento. Per il 1848.basta mettere in ,relazione la lettera del Panizzi a Pompeo Litta del 13 aprile con i carteggi di Benigno Bossi, inviato del Governo provvisorio lom– bardo a Londra,, dei quali dette notizia qualche anno fa il Monti. Il Panizzi parla della necessità della formazione di un regno dell'Alta Italia (Piemonte, Lombardia, Venezia, Parma, Modena); egli ne ha discor,so con due ministri e con altre per,sone autor,evoli e li ha convinti. Il Bossi, mandato a Londra a sostenere la tesi della Lombardia indipen– dente, conferiva un me~ dopo col Palmerston, il quale, rallegrandosi del voto di annessione della Lombardia al Piemonte (quanto vi aveva contribuito anche il Panizzi ?) tracciava sulla ca•rta geografica i con– fini del nuovo Regno, capace di garenti:vsi da ogni invasione straniera, comprendente anche il Veneto. ,fino alle Alpi e i ducati: « .per il bene dell'Italia e per la pace dell'Europa». Proprio le idee che, un mese p'l'ima, il Panizzi aveva manifestaite ai· ministri inglesi. Qualche cosa il Bossi aveva conehiuso, contrariamente a quanto opina la Brooks; o, meglio, aveva conehiuso il Panizzi per lui. Ma le sorti della guerra, - non occorre ricor,darlo, - fecero tramontare il disegno. Dal 1850 al 1860 il Panizzi ,si può considera:ve, secondo l'espressione della Brooks « as Italy's uno:fficial Ambassador ii. Aveva fatto un viag– gio in Italia nel 1842 vigilato naturalmente dalla poltiia; vi ritornò nel 1851 dopo la pubblicazione delle note lettere del Gladstone a lord Aberdeen, con la buonai intenzione di far qualehe cosa per i .prigionieri napoletani, ma la visita al re di Napoli, che lo congedò con la frase: « Alddio, terribile Panizzi », fu una delusione. Anc6ra un viaggio nel 1855, durante il quale rivide il suo paese di nascita. Tornato in Inghilterra, diventò l' agente di Cavour presso gli uomini politici inglesi. · Azione diuturna più profonda che talora non appaia nel libro della Brooks, come nell'episodio dei prigionieri napoletani liberati nel 1859 tlal Borbone per essere deportati in America e ,sbarcati invece romanze– scarnente in Inghilterra. Il Panizzi, in quella circostanza, non si limitò solta,nto a raccogliere denaro per aiutare i reduci dalle carceri borbo– niche nei loro bisogni; ma compì opera politica abilissima, evitando che Biblioteca ·GinoBianco

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