Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
600 U. Morra più ,profondi coi suoi desideri, ed egli poteva sodisfare le _ambizio;11i più esorbitanti prostrandosi nel disprezzo di se stesso>> (Eminent Vw– torians, p. 62). C'è in Manning, per Strachey, l'inamabil,e forza dell_a sua età cap•ace di aspirare a cose grandi e di crearle, di dominar molti- ' . . . tudini di giungere al sommo senza rompersi, senza piegar,s1 un mo- mento'· c'è un eroismo duro, ma benedetto. « Molti che l'avevano visto appen~, alla sua morte dichiararono d'aver perduto il miglior amico. Li moveva forse il vigor magneti.co del suo sipirito? o la sua corag– giosa noncuranza degli usi volgari è delle convenzionali riserve e dei miseri puntigli che sembrano accessori inevitabili degli uomini più grandi ? o quakhe cosa d'indomabile nel S'UO sguardo e nei suoi gesti '! oppure la misteriosa aura che non gli spariva d'intorno, la luce del– l'antica organizzazione romana?>>. Ma inseparabile e.'è anche tn lui qualche cosa di contorto e di osicuro, un acido che lo corrode, un veleno del pensiero ch'egli pratica e dispensa. « Chi scende nella, cripta della Cattedrale che Manning non "doveva veder finita, osserverà, Nella s,i– lenziosa ni.cchia dov'è sepolto, l'alta polv,ere sopra uno strano, un in– congruo, un impensabile oggetto che, con l'elaborata ,struttura dei fiocchi discendenti, penwla dalla cupa volta come fosse un trofeo per– duto e ignoto: il Cappello>> (Eminent Viotorians, p. 112). La forza sprezzante di Manning insieme con la sua alterigia; l'entu– siasmo morale di Florence Nightingale che l'intelligenza però non sor– regge fino in fondo, la fede nelle riforme del dottor Arnold, che non superano però l'ideale medio ,di crea,re nelle sue scuole buoni Cristiani e buoni sudditi inglesi, l'eroismo avventuroso del generale Gordon e la sua cocciutaggine iparadossal e, s on caratteri che in tono più opaco, con meno scatto personale e è.on la pesantezza di una mente pigra, s,i ritrovano fernii nella regina Vitto ria. Il libro che le è dedicato ha una diversa struttura dai saggi precedenti; è più attento e mitigato, corretto e per cosi dire clandestino. Intorno al s1110 personaggio l'autore ha fatto il vuoto, lasciando spirar aria soltanto dov~ appaiono le altre ,figure, da Melbourne a Disraeli. La Regìna sta a sé, onorata anche dalla prosa del suo biografo che non si concede lussi nel tratteggiarla e più che può la lascia parlare. Le parole della Regina son ripetute quaisii. a ogni -pagina: non da allocuzioni e discorsi, poi.ché quelle sarebbero poco illuminanti, ma dai diari e dalle lettere; con la intonàzione forzata del suo modo autoritario e della sua serietà irrimediabile. C'è un'ab– bondanza tutta imperiale di co•rsivi : « Il nostro degno Peel, per cui io provo un'estrerna ammirazione, che ·s'è mostrato uomo di sconfinata lealtà, coraggio, patriottismo, ed elevaterzza d 1 idee, e la sua condotta ve1~sodi me è stata quasi ca.valleresca potrei dire>> (Queen Viatoria, p. 196). Ma la Regina non ,solo effonde a questo modo il suo sentinwnto impone altresì la sua volontà : « Sono ànche determinata che nessun~ pers~n_a, - pos_sa essa essere la più buona, la più devota fra i miei sudd1t1, - abbia da condurre, o da guidare, o da comandare a me. So quanto, E~ii (il_ defunto Principe Oomsorte) lo disapproverebbe; b~nc~é cosi mu,erab1lmente debol e e completamente ,scossa, il mio spi– rito msorge qu~ndo m'imagino e.he alcun suo desiderio o rpiano stia per e~sere cambiato o toccato, o cli.e io sia costretta a fare qualunque BibliotecaGino Bianco
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