Pègaso - anno IV - n. 5 - maggio 1932
598 U. Morra gione. Egli non nega interesse e ammirazione alla regina Vittoria o a Floren~ Nightingale quando gli si manifestano donne giovani, ener– giche, tutte prese da una forma di vita alla quale dànno l'i~telligenza, e le forze senza risparmio; ma l'ammirazione cessa appena s1 fa palese ai suoi occhi la loro incomprensione di certe forze vitali eh' egli chiama scientifiche o dì certi dettami del buon senso. È irreligioso e ferito dalla religione degli altri come un Butler o un Remy de Gourmont, o an~i come un loro epigone più conseguente: poiché in lui tacciono nostalgie e simpatie ataviche e non sembra che riuscirebbe più a intenerirsi este– ticamente sul latino mistico o su Hi.tndel. Ma un'altra pas·sione lo occup,à, anche questa, .come avviene ,spesso agli uomini SJChivi,sotto forma, di antipatia, o di diniego: il disgusto dell'informazione, dell'enumerazione, della raccolta dei ,dati, della sua stessa fatica in.somma, che gli_appare, ,sul ,punto di compierla, insulsa ed ingrata. Il suo primo libro si apre con un acoento (mettiamo pure ci abbia la sua parte la ci!Vetteria) quasi disperato: « La storia ,dell'età vittoriana non sarà mai più ,scritta: ne sappiamo troppo. L'ignoranza è il primo requisito dello storico: l'ignoranza che semplifica e chiarifica, che sceglie ed omette con una ,placida ,perfezione irraggiungibile dal– l'arte più cosciente JJ (Emjnent Viotorians, p. 1v); e seguita col descri– vere l'effetto desolante delle solite biografie: « c:iuei due pesanti vo– lumi.. .. familiari come l'accompagnamento di un trasporto, che pos– seggono la stess'aria di lenta, funerea barbarie)) (Ernvnent Victorians, p. vm). A che cosa, in vece, egli mira? <~Gliesseri umani sono troppo importanti per trattarli come meri simboli del passato >J; mira dunque a farli rivivere staccandoli dalla matrice del tempo_, servendosi delle informazioni ra,ccolte ,solo in quanto con esse si ricostruisce il tipo umano. L'occhio è fisso alla persona e la mente lavora per isolarla dal– l'ingombro delle cose accessorie che le rimangono appiccicate; in modo che resti colle ,sue linee caratteristiche, ricavate magari da un cumulo di tratti minuti e soltanto indiziarii. Non è un assunto da poco: « noi non riflettiamo che scrivere una vita degna è forse altrettanto difficile quanto viverla». Così, esagerando, egli afferma. Eminent Viotorians appena apparso dette la :;;tura ·a una sequela d'imitatori che acquiistaron voga con mezzi facili e imposero al •pub– blico il nuovo genere di « v,ite » o di « biografie romanzate». L'esempio di .Strachey però non giusti1ì.cava l'allegra abbonda,nza di questi rac– conti, la loro facile bravura, l'auda,cia, la noncuranza dei fatti; né tanto meno la retorica, palese nei più reputati, per cui la narrazione si degrada così volentieri in scena, le pel'ISone in attori, ,e le pagine calme e silenziose, anche nei momenti più acuti, della storia precipi– tano nella concitazione delle battute- a effetto, dei dialoghi posticci, nell'arbitrario annodarsi e snodarsi dei sentimenti. .Strachey, il miglior Strachey, prima che simpatia o antipatia prova rispe,.to per le figure che ·sceglie e perciò non le àdopera, ma ci si ferma davanti le ascolta le la.scia agire, fa di tutto, nonostante le sue fallade di u'omo appas~ sionato e quasi ingiusto, per intenderle a dovere. La regina Vittoria per noi -sembra ormai- strettamente legata al nome d(ll S'Uobiografo, e non avvicinabile altrimenti che colla sua repressa BibliotecaGino Bianco
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