Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

462 D. Oinelli - Come hai fatto, poverina, da te sola ? Nel mentre la sentiva ancora tremare, le sue labbra docili già, si atteggiavano a sorridere. Dentro di lui cresceva l'ondata di com– passione; una voce chiamava disperatamente, come a chiamare un morto : « 1Maria ! )). Ma prenderla per le braccia, scuoterla, rin– vivirla, non poteva. Scendere la montagna, dai tempi di lassù, ognuno -per la sua strada, ritrovarsi al di là del tempo e dello spazio, dei mari e de:tle frontiere, attraverso tante immagini, ritrovarsi.. .. e il loro distacco non era più grande ora che mai? Non lo sentivano crescere, anche ora a guardarsi? Quel vestito da sera, quello sparato bianco sul nero, segnava il distacco fra il passato e il presente .... Nascondersi, tornare indietro. Ma non si può .. E neppure scavalcare quel vuoto fra loro, e l'intollerabile, immensa pietà che prova di lei. - Ma devi aver bisogno di rifocillarti. Quanto tempo è che aspetti? Ora guardo un momento di là .... - Le aveva lasciato cadere le mani ma non si decideva a andare. - E la bambina ? Le parole erano nate da loro, da una matassa che si svolgeva, che s'era avvolta nel tempo. - - :È rimasta a bordo. Avevo paura, la prima volta, a portarla. No, no; non ho bisogno di nulla. Vincenzo esitò, poi passò nell'altra stanza lo stesso. Anche lei ne ebbe sollievo. Così poteva misurare se era capace dli reggere il peso che le cresceva nel petto sino ·a levarle il respiro. Vincenzo tornò con qua.lche leggera vivanda che .depose sul tavolino davanti al cana-pè. La fece sedere, la fece prov-are a assag– giarle. Era una diversione che rendeva a ambedue una certa p, 1 - dronanza di sé, o piuttosto che rendeva possibile di togliere .l'at– tenzione, almeno in apparenza, da quel silenzio più profondo, fra di loro. Si erano calmati, sembrava, ambedue. Così nel m~ntre le rivolgeva una dopo l'altra le domande che si aspettavano e si se– guivano come secondo un ordine prestabilito, Vincenzo era conscio · dli un lavorio interiore dentro di lui ~he teneva tutto il suo essere attento, in orecchi. Era intorno a quel vuoto un succedersi di pic– coli passi d'astuzia,. per provarlo ii;i ogni sua parte e trovare il punto debole; coI11e un insetto instancabile ai vetri. Nel rispon- - dere brev.emente, nel far cènno di sì o no, essa si sentiva accerchiata e itccostata da quelle propaggini che si spingevano caute e accorte,. verso quella parte di sé che non gli poteva più aprire. Come è cambiata, Maria ! Soltanto adesso egli prende coscienza della sua nuova bellezza. E pare di farle un torto_. Non si può, lei, misurarla con la misura delle altre; la sua misura è infinita.mente · più delicata. :È come le gemme delle piante d!i. macchia, come i fiori dei prati montani a confronto di quelli dei piani. Ma quell'astuzia r . Bibliot~ca Gino Bianco

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