Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
Cronaca del cinematografo 451 largo incanto di Ombre liia,nche, e ·su Ben H,1,w, dli Fred Niblo, spet– tacolosa serata d'addio del gran melodramma storico da arena. Infine su Figaro e· la sua gran giornata che giustamente può con– siderarsi il miglior film uscito nel 1931 dai cantieri della Cines e . ' che per l'atmosfera così deliberatamente di ambiente vecchiotto e provinciale, e per il prevalere di un gusto vigile, di una misurata eleganza su quelle che potrebbero essere facoltà più impegnative di esprimere« affetti e contrasti veramente umani)), può essere av– vicinato all'arte di certi francesi, Ma specialmente, dopo aver di– scusso meriti e deficienze del direttore Camerint, mi piace come Cecchi .si attarda a indagare, a lumeggiare tutte le difficoltà contro le quali si trova a dover lottare la cinematogra:fia italiana, in– dicando, sull'esempio dei maggiori risultati ottenuti altrove quali - ' sarebbero i capisaldi dii una sana e vitale arte cinematografica, la quale ha da rigorosissimamente organizzarsi se vuol rispondere al– l'elementare requisito di « contenere in se stessa un caratteristico arabesco spaziale e temporale, un proprio ritmo>>. E in ragione della speranza che si desidera di riporre in loro, mi par giusto insistere nell'invitare i direttori italiani a non badar troppo alle congratu– lazioni generiche di certi critici, e far piuttosto caso dei discorsi di chi li. potrà magari giudicare più severamente, ma certo li segue con una ben più scrupolosa attenzione e col più cordiale augurio di ap– plaudirH man mano con sempre minori riserve. . Tutto questo discorso lascia facilmente intendere che a un bi– lancio vero e proprio mi tocca rinunciare per non es!;lereriuscito a vedere che assai limitatamente ·n meglio della produzione mondiale dell'anno scorso. A due films tuttavia di cui mette conto parlare ho avuto occasione dli assistere fuori d'Italia, e me n'è venuta, la per– suasione circa la piena efficienza del parlato al cento per cento. . Questo nuovo elemento, la parola., il suono, s'intende ohe sulle prime è parso d'impaccJo ai buoni direttori, preoccupati di segui– tare a far del cinematografo vero e proprio mentre i più si butta– vano sulla nuova invenzione come su un ritrovato che dovesse far concorreRza al teatro. Ma ora che lo .strumento nuovo, sempre più perfezionato e alleggerito nella pratica tecnica, s'è fatto manegge– vole come il vecchio per l'addietro, bisogna pur constatare che si tratta dli un arricchimento, e il microfo:i;iosarà anc6m un po' goffo e pedante nel trasmetterci il mondo dei suoni, si è però già a buon punto sulla via di regolarlo e giungere a un'armonia di proporzioni, a un disciplinato sinfonismo. Ma sinfonismo, sia chiaro, in senso nettamente traslato. Era omo di chiamare sinfonico un film come Ornbre bianche, o come H allel1tia. Ma io intendo ora parlare di un film tutto affidato ai discorsi, come Oimarron, epopeà dei pionieri . dell'Oklahoma, tratto dal popolare romanzo omonimo di,Edna Fer– ber, e quel che qui chiamo sinfonismo consiste nella grandiosa e BjbliotecaGino Bianco
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