Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

438 G. Piovene - La moglie verare nel mio sforzo. Mi sono lasciato vincere dall'animale bisogno di verità. Si poteva ancora sanare tutto ed essere belli)). Senza mutare, co:rp.e la stoffa che cambia-secondo la luce, senti quell' altro bisogno :fisico. d' essere nobile e pietoso : benché non sapesse con chi, tanto, pensando a Carla, le voleva male: con un'angustia che lo costringeva a mettersi le mani sul petto. - ·Quando saremo vecchi, perdonerò, - disse al pa~re di Carla. E capi subito che il rinvio al futuro era un'estrema :finzione: pe:r- • donava subito : non poteva far altro che perdonare. « Se ho già disposto d'accoglierla in avvenire, perché non do– mani ? ))'pensò prima del padre. Carla rientrò nella. sua casa d~po quindici giorni: dimenticarono ancora il male.· .. L'inverno scorso Carla mori. Non posso dire se quella che in prirniipio ho chiamata una disgra-zia .sia stata una disgrazia dav– veroi e se vivendo Carla il mio amico sarebbe meno infelice dli ora. L'assistetti quando, in pochi giorni, la polwonite lo liberò. Era un inverno sereno. Giuseppe s'affacciava all'uscio della camera semibuia, e se~tiva ogni volta l'altra presenza attenuarsi, divenire :fittizia. I gemiti, il fiato; prima riempivano la stanza : poi, a poco a poco, ella si restrinse, sempre più fisica e simile a cosa. Qµando oramai respirava a fatica, e noi aprivamo la :finestra per · dare aria alla stanza, l'entrar della 11icela .cancellava dal :mondo, ed ella era l'oggetto che s'avvertiva meno. Dopo, fu come se i mo– bili-, e i rumori di strada, e il canto d'el cardellino che per l'uscio ap~rto veniva dalla cucina, la sommergessero dilagando : e tra gli oggetti il più nullo era quello che appesantito affondava sempre più nel cuscino e s'eguagliava allo sfondo. Ci ,sentivamo anche noi scialbi, come in .campagna, nel silenzio innocente. Giuseppe era libero: scomparso il tarlo della sua vita. Ora io lo conduco spesso nel Veneto, dove ho una villa posta sui colli ed -1 affacciata sulla pianura, per alleviargli i primi mesi di solitudine. - Come si fa, .:___ mi ripete talvolta, - a vivere con chiarezza? · È una vita animale, che pesa e schiaccia. Tutto diventa eguale~ oggi come ieri, domani come oggi. Vivere dentro la vita, è come stare vicino a una campana che t'assordi. Occorre una certa arte di prospettiva: mentire. E d'altra parte, - prosegue, __,l mentire è impossibile: brucia. Guardiamo la luna sorgente dall'aria che volge di là d'ell'oriz~ zonte. Le fioriture dei peschi, nella campagna sotto di noi, pren– dono un rosa carico ed irreale. - Sei calmo? - chiedo. - Sono libero, - dice. Esaminiamo entro la luna sempre ·più luminosa i g-ruppi scuri delle montagne, e pensiamo il perché di q11;ella terra disabitata. - · GUIDO PIOVEJNID . . BibliÒtecaGinoBJànco

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