Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
La moglie 433 sapeva ogni giorno più. Precisando in immagini gli ::i,bbandoni <!i Carla, trovava anche la visione e la passione di un male, che prima era solo -qn vaneggiamento. e ora assumendo un volto reale cac– ciava le fantasie. I boschi erano belli, la donna era bella: e questo _bel,corpo, gridava in se stesso, è stato possedu'to da un altro! Il mese d'agosto passò: e qm1ndo nessun alimento venne più ad arricchire la sua scoperta, che prima s'era colorita solo per quelle vie fantastiche e solitarie, ne provò pena : gli parve esasperante soffrire per un veleno diffuso in una felicità che l'occupava anc6ra tutto, ma appunto per questo lo rendeva falso ed estraneo a se stesso. Ai primi del mese seguente cambiarono sede, ed!alle cinque pomerid'iane partirono verso il 1I'onale : in Val di Sole li colse la notte. I ghiacciai dell'Adamello scendevano verso la valle, e bian– cicavano crestuti nell'oscurità senza luna. Poi l'altipiano del To– nale si stese davanti a loro, e si rivelarono i lumi di un lontano albergo. Giuseppe pe,nsò ai racconti di sua madre ed alle case dove una vecchia benigna o perversa tiene scritte sui libri vicende d'uomini ignari di lei, presente a tutti, pronta, a soccorrere o a colpire, come la Pro-vvidenza. Gli sposi andarono con delizia al– l'albergo, èd egli si figurava di ritrovarvi Carla la prima volta. Li ricevette sulla soglia un g:r:ande garzone dai" capelli rossi. La sala da pranzo era deserta, ben illùminata, e alle pareti pende– vano trofei di caccia. Una signora formosa scese a mangiare sola, e nessun altro entrò. Carla sorbì due uova, stanca, a testa bassa, pal– lida come una bambina. In camera l'orologio, rompéndo d'un tratto il silenzio, suonò il cucù, e un'automobile di passaggio illuminò il letto d'un chiarore subacqueo, striato d'alle stecche del+e persiane. - A chi hai voluto bene, prima che a me ? -:- chiese Giuseppe; ma in tono scherzoso e sbadato, quasi parlasse per gioco a un'om– bra del soffitto. La sposa rise nell'oscurità, Com'era semplice vivere sempre così! Pareva che al mondo non si potesse vivere diversamente. Le vie percorse da Giuseppe erano tutte semplici e monotone come quelle di un bambino, e perciò cam– minava senza incertezze: soltanto erano pi"Ù-d'una, e non sapeva -conciliarle; La vita gli andava a pezzi con grazia e soavità, e non sapeva come rimetterla insieme. Udì il respiro di_Cairla ·add'ormentata. Gli si affollarono davanti agli occhi tutti i paesaggi, le tenerezze, le fantasie di quei giorni, e gli pareva che si staccassero, andando alla deriva, come una zat– tera piena di luci e .di suoni. La SUll/ felicità s'allontanava da lui. Egli partiva non solo materialmente, ed essa splendeva in quell'ul– timo giorno con l'intensità sentimentale delle dipartite. Gli pareva d'essere entrato in teat:r:o, d'avere ascoltato una musica, d'esserne stato preso ma di dover ora tornare a casa, e per di più di non ricordare b~ne che casa fosse: e quella musica era la sua vita di ibliotecaGino Bianco
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