Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

432 G. Piovene volto triste edl angosciato che la contemplava, ed ebbe quasi paura. Ma l'altro subito le sorrise. · Uscirono insieme. Nei grandi boschi della Mendola Giuseppe sentiva rivivere la propria infanzia. Sua madre era tedesca, e gli parlava di gnomi e di tesori nascosti fra i tronchi: nQn v'era luogo intorno che non gli sembras:se già conosciuto. Si abband'onava alla, gioia con facilità, e vi conduceva la donna che gli camminava a fianco. Ma, con irritazione, sentiva· in fondo una resistenza, uno strappo: come una lunga erba, che cede tutta _alla corrente, e in ··fine è trattenuta dalla radice. Bastava quel punto intravvequto dalla coscienza inquieta perché nella sua felicità entrasse un colore sgradevole di non reale, di sognato. Provava un sentimento più d'irrequietudine che d'i dolore, come chi è tormentato da un rumore estraneo ascoltando un concerto. Carla si allontanava, camminava fra i tronchi: rideva al passaggio d'_una lepre selvatica, o d'uno scoiattolo fermo in una forcella tra i rami, ed era bella come il paesaggio. Bastava a Giuseppe pensa,re distrattamente per tra– scinarla in quella corrente d'aspetti nobili e incontaminati. -Ma poi trovava anc6ra un impedimento, come un insetto che alza le ali ed è trattenuto da un vischio: e soprattutto gli pareva che bastasse un attimo di stanchezza perché tutto sparisse ai suoi occhi, fuor che quell'arida, inutile nozione. Così continuò qualche giorno. La, felicità con cui ricordava, ·amava, guardava il paesaggio., al;lmentava. sempre d'intensità e di colore, ma come cosa che si distaccasse dalla sua vita e stesse per abbandonarlo, più intensa solo perché mal creduta. Cresceva in– sieme un timore d'essere come stonato con la realtà: il sentimento di un punto oscuro, d'un niente postogli dietro il capo, da cui di– pendeva però il resto della sua vita, che gli appariva a poco a poco precario e falso. · « Mai ho provato qu~sto (pensava guardando la donna). Perché m'avv:elena quésta bella natura?)). Era però tranquillo, perché tròvava anG6ra un equilibrio nella carnalità. S'era formata in lui la certezza che il loro amore fosse soltanto una recipr_oca indulgenza verso un bisogno del corpo : con gratitudine, si sentiva capito e corrisposto nella stessa certezza. Anc6ra una volta, e in modo più chiaro, ii suo aniore per questo grandeggiava idealmente, e la complicità in una vergogna, segreta, .e il nobile s(oJ\zo di dissimularla, n'erano il lato più tenero e più affettuoso. Riusciva anc6ra a coricarsi felice ed a ridurre il senso d'insidia a un'ombra. Pure la carnalità, sebbene fosse il suo so– stegno, era anche la via per cui quell'insidia :filtrava nella sua vita, unendo il pensiero di Carla ad ogni immagine e fantasia : era una medicina, che accumulan_dosi nel sangue si trasformava in veleno. Per essa l'incerto disagio prendeva peso, e nel possesso Giuseppe BibliotecaGino Bianco

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