Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932

Le mura di Firenze 423 Il' utilizzazione delle mura, anche ,pèT l'occupazione del terreno atdiacoo. te. Mi astengo dall'entrare 1I1ei ter.mirii della controversia riaecesa nel 1256, quando l'ulteriore sviluppo degli or,gam.i•ammilllistrativi, fattosi adulto il Comune, è palesemente dimostrato daJ continua– tivo ufficio di UIIl giudice forense sui diritti del Comune. Ma se la discreziollle ,s'impollle a noill abusare· •della cortesia dei !lettori IIlOn ' ' posso defràudarli di uno spassoso racconto, condito dli un bel latino più maccheronico che dugentesco 1 ). È U1I1 moidente· della procedura di appello o01I1tr,oU1I1a prece– dente sentenza sfavorevole ai monaci. A notificare l'appello, ac– compagnato da :irdonei testimoni, il sillldaoo di Badia, tale Uber– tesco, il giorno 11 aprile 1256 si presentava llleilla Curia di messer . Guglie1mo, giudioe appunto ,sui diritti del Comune. Ne 1ITacque una scena violenta che le deposizioni testilffioniali, 1I1ellaconseguente lite :per ingiurie, ci oolllsentono di .seguire nei più millluti parti– colari. Il raccolllto più colorito è quello che usci dal[a booca di un servo del convento : <<iveruliltomnes .... aid dictum dominum Guillelmum, et eo invento ilil apotheca sua, ubi ipse retinet ius, dìctus Uberte– scus (il ,sindaco del molllastero) dixit <lieto domililo Guillelmo: do– m·ine) nos volum111& tacere quandam appellationem coram vobis ; et ille res,pondit : quam qppellationem vultis vos tacere ? ego nolo quod taciatis aliquam appellationem; et sic surrexit et venit COIIl– tra eos et accepit cartam ubi erat scripta illa a,p:[>ellatio .... et di– lam.iavit iipisa ,mappellatioo.em totam et ·proiecit in ·terram et incepit vociare 1I1U1 I1tio:s )). Ubertesco c ercava di ca,lmare le furie del ,giu– dice e gli diceva ripetutarrnente: « Domine Guillelme) quid agitis? Ubi est cu-rialitas vestra,? Domine) non faciatis ! >>; p<:fr se ne usci colll gli altri sulla strada, e mentr•e il giudice rimaneva irato sulla porta, tirasse fuori un'altra oopi,a, dell'appello, di cui si era !fur– bescamente premunito, quasi avesse potuto immaginarsi la sorte della prima copia, e dette ordilne ·aJ notaio che l'accompagnava di leggere quella ,notifimzione di ruppello. Ma il giudice li ipiantò ilil asso, rnenrtre..sopraggiungeva il suo ,notaio, col quaJe i messi del mo1I1astero comilllciarono a, lagnarsi ,di quell'accoglienz.a. Senonché, le male parole rioorninciarono da capo, rientrato il giudtice, e fu scambiato questo dialogo. Ubertesco a lui : « Do– mine .... cogitabitis in vobis ea que feci&ti... )· domine) in dieta Aba– tia sunt de maioribus hominibus civitatis >> ; e il giudice a Uber– tesco: « Ego vellem esse ad comburendum ipsam (ila Badia) et eos 1) ÀRCHIVIO DI .STATO DI FmENZE, Diplomatico, Badia ài Firenze, doc, 2 mag– gio 1256, unito al doc. precedente. BiblfotecaGino Bianco

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