Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
420 B. Barbadoro Giunti all'Amo, questa volta le mura ['oltrepassarp!llo per iin- ' eludere anche quei borghi : i quali, ess,eindosi sviluppati nel senso delle odierne· vie di ,Samt'Jacopo, Guicciaridini o di Piazm e dei Bardi e perciò tutti facenti capo a quello che ancor rimaneva ' . I l'unico ponte, dete1Pminarono 11'aindamento p,ressoc-hé trmn•g'O'are delle mura d'Oltrarno con le tre porte rispettive, di S,a,n Frediruno al ,iprincip.io di via de' Serragli, di 8an Pier Gattoliini nella piazza di San Felioe di .Samta Lucia nelle vicinanze di quello che srurà ' . più tard-i ill Ponte di Ruba.conte. Infatti le oomumfoaziolllitra le due rive, per effetto della cerchia allargata, furono migliorate più tardi, col Ponte Nuovo o Carraia nel 1220 e co.l Ponte. di Rubaconte nel 1237, in precisa corrispondeinza oon le mura p-rolungate fino a Porta c~rraria e a Porta déi Buoi. 1n oon.fronto a questi più urgenti -c-olllegamenti poteva dirsi u111'oper,adi lusso la, oostruziollle di un quarto ponte al lÌilllite estremo v,erso ponente della città vecchia, ma ,ora c~,po·dì un'arteria centrale, !l'odierna via Tomrn1.buoni,i111 corrispondenza della quale -si apriva in Olt-rarno u111anuova via traver,sante, via Maggio, che rispetto ai primi borghi ebbe vera– mente dignità di «maggiore)). Codesto nuovo Ponte di Santa Tri– nita è di un tempo posteriore, _ecioè del 1252, quando il maggior de– coro della edilizia citt3Jdirnt è ,segno esteriore d'ella prosperità a èui era f'ialita Ffr.enze durante quel nuovo reggimento che i cro– !1isti esaltarono col nome di « primo popolo)). Ma a rnoi pi3!Cedi anticipare di un buon quarto di seco[o i pro– gressi del popolo verso la conquista dei p1i.bblici poteri e di docu– mentamne una prima ingerenza amministrativa 'proprio initomo a. una ')Ue~tione -che riguardava le mura ·11bbandlornatedella cerchia am.tioo, già tranquillo rkettooolo -di riposata citt,:iJdirnamza,, e nos-tal– gico ricordo ,per la 1I1uovagenerazione del ,seconido cerchio, che co[lteinne le discordie dei guel:fi e dei ghibéllini. Una scissione di consorterie nobiliari è adombrata in codesti nooni aintagonistici, riflesso di una p~ù vasta co!lltesa per la Chiesa o per l'Impero, mentre al popolù, che più tardi costruirà le sue fortune sul trionfo di P~rte guelfa, per ora non si addice più l'uno che l'altro vessillo. Ma del logoramento delle grandi case indub– biamente profittano i nuovi ceti, che nel tempo di un'oscura col– laborazione con la nobiltà guelfa muovono i primi passi alla còn– quista del Comune, _eche fin <la ora sanno imporre agli organi di governo u.na direttiva conforme ai propri fini. Ho detto che ood~st,a co,wfoI).zacivica -si risvrgÌia per UJllaque– stfollle attilllèln~ alle inura. J/episorlio è così significativo, e tainto curiosa la documentazione, che conviene soffermarsi· a narrarlo. Gli atti di una causa con i monaci di Badia, che avevano appoggiato nuove costr-µzioni alle mura abbandonate della prima cerchia, onde Firenze toglieva « e terza e nona)), ci han se;rbato ricordo di nn,a,-deli- Biblioteca Gino Bianco.
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