Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
394 S. Benco esistono in Goethe misteri, se non su qualche momento intimo che la natural discrezione d'uomo bennato o di ministro di Stato gli imponga di velare. Esistono bensì trasfigurazioni, contaminazioni di una realtà molto vicina con una poesia in apparenza molto lontana. I conoscitori d'ella sua vita le decifrano con corrente facilità. Goethe stesso si ride dei suoi commentatori astrusi che vogliono ricercarE: una troppa rigorosa conseguenza di pensieri unitari nel suo poema di Faust, dimenticando il gioco mobile della fantasia, in forza del quale il poeta è poeta e obbedisce a sempre nuovi impulsi creatori. Assai gli costa il condurre a una «relativa)) unità quel poema nato da grandi momenti smaglianti dell'immaginazione, quali il dramma d'umano amore e d'umana angoscia del giovane Faust invano fug– gente nel mondo delle potenze magiche, e la notte classica di Val– purga nel plenilunio che, fugace come sogno, seinbra specchio di cose eterne. Non è fatto Goethe alle lungamente calcolate e irrigi– dite unità di pensiero. Da ciò le sue deficienze in tante opere dram– matiche; da ciò le spezzature, le riprese, il rimanergli tante cose, sue .allo stato di troncone e di frammento, la sua predilezione per l'aforisma, fortemente e rapidamente pensato, il suo trovarsi r proprio agio nel gesto confidenziale dello stile epistolare, la steri– lità pedestre e burocratica di molti passaggi di collegamento nelle sue opere in prosa. Egli è un lirico ; ha bisogno d'ell'istante che lo susciti. E un -poco rimane sempre, nonostante l'assiduo suo stu– dio, dirimpetto agli altri poeti come. dirimpetto agli scienziati, ai moralisti, ai filosofi, il grande dilettante di genio. È ,stato proclamato maestro a venticin'qne anni; ha dato alla letteratura tedesca, col Werther, il primo successo universale : il sentimento dominante nei vecchi scrittori tedeschi verso di· 1ui è l'invidia: tuttavia egli non invanisce. Solo nell'avanzata età assume egli quel tono magistrale, pieno di dignità e di autorevolezza, che in parte però gli viene dalle alte cariche coperte. Esso si addice del resto all'accumulata sapienza, alla somma delle esperienze te– soreggiate. Egli. è il savio che si pronuncia su tutte le cose; e se in talune materie, cristallizzato, si è fatto idee che è meglio non toc– cargli per non turbarlo, in altre serba tutta la sua elasticità, la sua realistica indipendenza da ogni apriorismo, la sua prudenza di cimento e di vaglio. Ma prima di quel crepuscolo in excelsis, egli' ha consid'erato la vita come una scuola, e se stes~o a lezione come inesperto (onde il valore della continua esperienza) e non solo a lezione della vita, ma anche degli uomini che ne sapev'ano più di lui. Da SchilleF, più giovane, accettava la critica la correzione il con– siglio, poiché riconosceva in .Schiller, in m~lte cose, un ~aestro. A Voss chiedéva giudizio dei suoi esametri, e questi glielo taceva per non ~irgli _c~e, misurati forse con alquanta gelosia, gli pare– vano tutti cattivi; oltre a sembrargli errore estetico il rifacimento BibliotecaGino Bianco
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