Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
' Lettera ad Alessandro Pavolini, · sull'italiano involontario 475 briche non sono definite dal loro scopo soltanto, ma, più dall'intenzione di chi le alza; e si può avere un ospedale monumentale, almeno nella sua parte più vistosa, come è nella ,sua porta sul Rio quello di Venezia, e magartun carcere, come è quello sulla Riva degli Schiavoni; ma oggi per costume e per necessità noi f!!i chiede a questi pubblici servizi una più semplice e modesta praticità). Ma; anche questa. civiltà, cpme_ dicono, di masse noi in Italia sap– piamo che può essere condotta a sjj,lvame:ritocon modi italiani e per opera di minoranze le quali, dalla lingua alle leggi, sanno e vogliono man– tenere intatto il carattere e il costume italiano . .Se, come è avv,enuto pitì volte Ilella storia dell'arte, della cultura e del costume, altre nazioni vor– ranno seguire il nostro esempio, tanto meglio; ma perché seguir noi, sia pure per poco e per prova, l'esempio degli altri ? Perché solo in ar– chitettura rassegnarci all'esperimento di questa Internazionale, oltre i limiti della pratica economica la quale può consigliarci a usare una mac– china straniera .finché non se ne fabbrichino, per lo stesso scopo, di italiane ? E non ci si avvede che in Germania e nei popoli, per civiltà, satelliti della cultura e del gusto germanico, di là dalla propaganda per questa architettura pratica che mette il solo scheletro al posto del cor,po, v'è la ribellione, dopo la guerra perduta, per tutto quello che sa di latino,. cioè d'italiano, per tutto quel classic-heggiare, di seconda e terza mano, dell'ar:chitettura reale e imperiale, dal Tea.tro dell'Opera alla Porta di Brandeburgo, per dire solo di Berlino ? E che in queste fabbriche continue; senza facèiata, troncate a un certo punto come si taglia un nastro soltanto perché non ne occorre di più, riviv.e la conce– zione tutta tedesca della vita che fluisce, inarticolata e infinita, con– cezione opposta alla nostra,. della vita che è ordine, fermezza, scelta e gerarchia ? Proprio un tedesco, il. Wolffl.in, in uno studio celebre sul- 1' Italia e noi, ha enunciato verità come queste: che in un albero l'ita,.. liano vede la colonna, il tedesco nella colonna vede un albero; che l'architettura italiana ha del cristallo, quella tedesca del vegetale. Badi, caro Pavolini, io credo· che se usciamo dalla teoria e dalla sua generosa concessione che questi novatori debbano sfogarsi e correre fino a quando un giorno si fermino un poco ,stanchi e ·si ritrovino ita.liani, all'atto pratico, dovessimo lei e<i io giudicare un dato progetto o una data fabbrica, s'andrebbe subito d'accordo; e che se, per un esempio, l'architetto Pagano il quale nel delineare piante e costruire solidamente sa prn:.e il fatto suo, le proponesse di lasciar costruire a Firenze di fronte al Palazzo Vecchio nel luogo del povero palazzo delle Assicura– zioni l'edificio «razionale» e irragionevole che me13i fa egli delineava per piazza Castello in ~rorino di fronte al palazzo Reale e cli fianco al pa– lazzo Madama, ella risponderebbe no con la stessa fermezza, con cui lo risposero le autorità torinesi. E a visitare insieme adesso la, piccola e scelta mostra fiorentina d'architettura razionale, forse anche ell3: am– mirerebbe 1a villettà, ben disegnata e ben piantata dall'architetto Mi– chelucci con le .finestre a rettangolo ritto come si son fatte sempre in Italia per la .gran luce che Iddio da sempre ci ha d3:ta, e non a rettan– o-olo e.oleo e a, bocca aperta come si possono desiderare lassù nei paesi di scarso sole, dove anche le casette medievali sono tagliate da file di ioteca Gino Bianco
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