Pègaso - anno IV - n. 4 - aprile 1932
468 D. Oinelli cepito quell'ostilità l'uomo si scostò dalla. cancellata, disparve fra la folla, di là,; ma poi si rifece largo e rimise il viso alle sbarre scru– tando la gente che scendeva, verso l'uscita. Era un viso debole, vol: gare; non avrebbe mai capito la schiva, sospettosa essenza d1 Maria, quello ch·e vi era di prezioso, in lei, così gelosamente na– scosto, così fragile e sensibile. L'avrebbe schiacciata col peso della sua generosità rinfacciandole la sua colpa e il suo perdono per sempre; l'avrebbe ridotta uno straccio miserevole di serva: cosi fanno gli uomini di quella specie. E lei l' avrebbe lasciato fare ringraziandolo, ammirandolo, come si sarebbe ammirato lui, da sé, della sua generosa indulgenza. n viso si allargava contro le shan-e come la pancia di un rospo sui quale mettere il piede per il !ibrezzo : ribrezzo di lui, di sé e di tutti gli uomini, per quello che· celan~ i visi degli uomini, dentro, pur prendendone insensibilmente la ·forma, a dispetto dell~ volontà di nasconderlo. E lui lo sapeva per– ché aveva il coraggio di guardar sino in fondo. E ecco fra la folla, creatura di un'altra specie ravvolta riel~ l'alone di una sua luce interiore, l'anela.tura infantile di Maria. Pochi passi, una ventina SÌ e no, e era al cancello, libera, fuori;. fuori dal cerchio della sua volontà. Un bisogno violento di essere · certo che quell'uomo fosse lui, lo tenne fermo ·un momento : ma non c'era più dubbio, il viso era cambiato di colpo, in una tensione · improvvisa, e si era alzato al di sopra, degli altri, eon la mano irri– gidita sulle sbarre.· E le pupille dì Ma,ria si erano aperte, spalan– cate, çome per chiamare un nome. l•a pietà che .al vederla venire era sgorgata dentro di lui col :fluire di quella benefica vena che .si apriva .ogni volta al suo •apparire, si ·intorbidò nel mulinello di una corrente ritrosa, nél male che gli faceva quel ritrovaFsi, quel chiamarsi, attraverso le sbarre. Sentì le labbra arricciarsi in un _sorriso di,derisfone: pietà? Con lei gli toglievano quanto di buono era ancora in lui, quanto ancòta lo legava alla verità, all\1 spe– ranza, a.lla vita. Bisognavà difendersi, o sennò vendicarsi. , Deciso, Lapo Sanmicheli si avvicinò al cancello. Accanto alla guardia che esaminava le carte all'uscita., un uomo bassotto, tozzo, tarchiato, con le mani in tasca. e un grosso. sigaro all'angolo delle labbra sbarbate, solcava con lo sgu11,rdoregolarmente, con metodo, i visi che sfilavano. Era lui, l'ispettore. Avvicinandosi rapidamente di dietro, Lapo Sanmicheli 19 toccò leggermente sulla spalla: Que– gli si voltò e lo salutò con un sorriso di riconoscimento Scam– biarono poche parole, poi quegli mosse verso !Maria. Lapo Sanmi– cheli si allontanò vivamente : non sei più in tempo · non sei più in ' ,tempo; un ritornelìo duro nel capo. e alla gola s~cca. Poi a un tratto si fermò colpito da un pensierÒ: èhe cosa curiosa, sec~ndo la legge, aveva fatto il suo dovere, né più né _meno de.I suo dovere. Gli veniva quasi da ridere. · 1;3iblfoteca Gino Bianco
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