Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
Mezzogiorno 321 da far rialzare la testa a quello che si sentiva male. - Noi uomini di scavo soffriamo per le delusioni, tanto come si gode per le vit– torie .... - Mi piaceva seguirlo collo sguardo e assecondare con pa– role il suo entusiasmo, leggermente maniaço. Queste strade arse dove le lucertole fuggono tr,a i ruderi corrosi, ora odorano appena di erbe aromatiche, perché ci sono gli spazzini che le strappano tra le pietre, ma allora l'aria doveva sapere di fritto e di cattivi odori come in una città araba. Questi termopolii colle loro ragazze, coi loro stanzini separati, in questa città di mare altro· n9n erano che, come oggi le taverne di Amburgo e di Rotter– dam, ristoro dei marinai. Ma come tutto era promiscuo, voci e ru– mori degli interni dovevan,o fondersi attraverso le strette strade come in una sola stanza, così come i grassi odori della ·cucina a quello nauseante della fogna immediata. E il cubicolo per l'amore della casa dei Vettii, così vicino alla cucina, con passaggio obbliga– torio attraverso questa, tra l'ammiccare dei servi. Certo questi ve– nerii senza finestre, piccoli e soffocanti, dovevano riportare gli amanti come nell'interno d'un ventre. Qui amat valeat, pereat qui nescit amare, Bis tanto pereat quisquis amare vetat. Sta. scritto a gra.ffito su una delle pareti. Sono questi graffiti che illudono che qui vivessero degli uomini. Le loro paro}e ritornano nell'aria viventi ed esasperano; ci si mette a camminare, quasi a correre saltando da un pietrone all'altro per incontrare qualcuno nel grande vuoto. Si passa da una via all'altra, si scende per i vicoli più stretti : nessuno. Candida me docuit nigras odisse puellas, Odero si potero si non, invitus amabo. Scripsit Yenus fisica Pompeiana. Ragazze bianche, ragazze negre. Si passa da un termopolio all'altro. Anche qui dovevano splendere i gialli limoni sul marino e zampil– lare le aeque. Ma ogni aspetto dei ruderi è così fermo, essi sono così definiti nella loro forma rimasta, che ci si convince che sempre siano esistiti così, appena si riesce a pensare un ornamento di per– gole e di tende. Non si crede alla distruzione e alla strage né di fronte ai calchi, né ai residui. Questa città ha sognato d'essere stata abitata. ' GIOVANNI COMISSO. 21. - Pègaso. ' BibliotecaGino Bianco
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