Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
Mezzogiorno 317 della propria intelligenza, che gli ha permesso di accorgersene. Ma il venditore che ha :finissimo udito, lo riprende, come fosse uno sco– laro impertinente :·. - Non fate disonore al vostro paese, si sa che ·C'è trucco, come mai non ci dovrebbe ess,ere, ma voi dovete sapere che io lavoro per guadagnarmi da vivere e non per venir qui a di– mostrare a questo rispettabile pubblico, che voi siete una persona in– telligente .... - E seccato, subito passa ad esporre la sua meroonzia, mentre l'altro arrossendo non si rende ancora ragione di aver torto -e di essere obbligato a tacere. Si scende :verso le strade del centro, tutti sent'ono il piacere della strada, di camminare, di_farsi vedere, di osservare gli altri. Una donna alta e flessuosa, animosa nel volto, sbuca da un angolo e messa la mano a conchiglia alla bocca, lancia spavalda un richiamo: 1:< Maurizio'!))·. Un giovanotto si volta e la raggiunge affettuoso. Su dalla piazza aperta la massa, grigia del Mastio Angioino inquadra il panorama del porto e del Vesuvio lontano. Sullo sfondo celestino del monte s'alza lo stelo rosa del faro e :fittiscono gli alberi dei ve– lieri e dei pirosca.:fi.Le pietre del selciato dure e ondulate ricordano quelle delle .strade di Pompei. Ci si inoltra nei quartieri popolarf dove le vie sono profonde tra caseggiati enormi e corrosi. Sembra di avanzare in una trensa boscaglia, dove tra i rami cantino gli uc– celli : sono i richiami dei venditori ambulanti. Le vecchie case cogli altarini illuminati agli angoli, piene di davanzali, sono fiorite di cenci lavati cò.e pendono ad asciugare. Nàscoste tra i vasi di fiori vi sono teste di donne che ·spiano, altre dai davaµzali si divertono a far scendere una funicella che porta appeso un cestino. Da tutti i piani, fino dall'ultimo, vi è una donna con la funicella tra le mani e il cestino pende sul selciato : paiono pes~atori. Una donna che passa batte un coltello su d'un pezzo di ferro, ne risuona un tintinnio dolce di timpano, si ferma, prende un cartoc– cino dalla cesta che porta al braccio, lo depone nel cestino sospeso,. che subito risale. :i1J la carne per i gatti. Su d'un lungo çarro rosso una ragazza campagnola sta assisa, disordinati i capelli sulla fronte annerita dal sQle, davanti tiene alcuni mazzetti di trifoglio e due uomini contrattano con lei sul prezzo, da ultimo scherzosi fingono di portarglieli. via. Allora ella si rialza colla testa e col petto e messa anche lei la mano a conchiglia sulla bocca, li invita arrogante a lasciar stare la sua roba. Sulla porta d'un'osteria sta scritto: La credenza è un errore si perde il denaro e l'avventore. Su d'un panchetto tutto recinto di verdi fronde la bianca mozza– rella sta divisa a fettine su foglie bagnate. Una mano olivigna spacca con eleganza il pane e con lo stesso coltello, fatta una leggera evo- ibliotecaGino Bianco
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