Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

316 G. Oomisso mai;to e subito d'opo vi affiora la bocca d'un bambino che vi dormiva nascosto e che sbadiglia. Le carrette con tre cavalli, con decori d!'ar– gento, sonç1,glie pennacchi si susseguono. La folla è innumerevole e confusa. In una piazz~, come altrettanti troni, sono allineate al– cune poltrone per chi vuol farsi lucidare le scarpe. Un giovane dai capelli neri brillantissimi con pose sovrane, sicuro della propria eleganza e bellezza( attende che gli vengano rese le scarpe brillanti quanto i capelli. Qùesti troni attirano, penso che dovendo fare delle visite a persone della città, sia davvero necessario di avere le scarpe sul tono normale a questa gente beata. L'ometto ricurvo lavora con tecnica e celerità, da ultimo con un pezzo dli velluto rosso porta la vernice a vibrare come l'oro. Ohe momento delizioso questa sosta! Tutto attorno è un continlJO incrociarsi di carri e di carrette, ragazzi e vecchi spingono per vin– cere la lunga salita. Ogni tanto qual~he uomo, grosso, dal cappello co_nsuntoe polveroso, viene a sussurrare misteriose parole sull'orec– chi.o all'ometto che lavora frenetico sulle mie scarpe. Si pensa a se– grete informazioni, a traffici proibiti; a mariti gelosi che forse vo– gliono sapere se è passata la propria moglie. Fiero delle mie scarpe rinnovate penetro nella prima via che mi si presenta. Si rasenta una macelleria tutta fresca di fronde, di acque zampillanti e di bianchi pezzi dì carne esposti con ordine ; insistono e si susseguon'o i bar con gialli limoni, acque e bibite sul bianco del marmo, saloni dì parruc– chieri, negozii di cravatte, di camicie, di guanti, di cappelli e di scarpe. Ma un negozietto dove non si vendono che canne da passeggio attrae. Se ne compera una, ci si vuol dare un'aria elegante: il soprabito sul braccio, il cappello leggermente sbandato. L,a via riempie di voglie: si vorrebbe comperare cosmetici, guanti, bere aranciate. Grandi nu– meri azzurri sono esposti agli ingressi degli sgabuzzini per il giuoco del lotto. Diciotto ·e novanta : sono i numeri fataH per la prossima estrazione nella ruota di Napoli. Si entra tra la folla di donnette. Il buio locale illuminato da lampade basse sui registri, rammenta gli spacci di liquori di Whitechapel. Si esce con un immenso piacere· d'attesa, s'è giuocato sull'ambo: qiciotto e novanta, quello stesso che la vecchietta che ci precedeva, ha richiesto avida e ferma. Le strade salgono e dii.scendono. Vecchi palazzi appaiono nell'accordo sublime di tinte rosa e grigie, un grigio di cenere vulcanica, e il rosa come un riverbero di fuoc?, E nelle piazze, fontanine anch'esse, come le strade, popolose di figurette e di animali. Ma qui ci si ferma, si penetra in un crocchio di gente che ascolta un venditore ambu– lante. Il venditore incomincia col fare un giuoco di prestigio. Al– cuni ragazzet,ti lo aiutano. Ha la voce roca, autorevole, tutti ascol– tano attenti. Finito il giuoco, consistente nel far sparire un cucchiaio nella bocca d'un ragazzo e farglielo uscire dalla manica uno degli spettatori mormora che c'è trucco, lo dice con serietà, donsapevole BibliotecaGino Bianco

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