Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

314 G. De Robertis - L'arte del Poliziano più facile e un poco esterna, ma bella e cantante, .quasi un diver– timento in -forma di rappresentazione; l' rni trovai, itn dì tidto so– letto poi) dove 'l_uell' (< augelletto )) pare proprio un vivo intaglio staccato dalle porte della Reggia di Venere, scolpito in materia rara, oro, rubino, cristallo; e in fine l' mi trovai,, fanci'ulle, itn bel mattino, la più alta, la più splendente, quella che più candida– mente pa,rla all'ingegno e lo allieta. Il motivo stesso, pur ricavato da un epigramma latino, non è cosa casuale, ma nasce proprio dal cuore del cuore della poesia del Poliziano. La bellezza che passa, e saperne godere con animo puro, e lodarla sempre, e ricordarsene con malinconia. Non so perché mi torna a mente anc6ra una volta Foscolo, e sempre quello delle Gra.~ie. Ricordate, figurata nel Velo, quell'arcanamente bella immagine della Giovinezza: Le Grazie a' piedi suoi destano fiori. .A. fiorir sue ghirlande : e quando il biondo C"lrint'abbandoni e perderai 'l tuo nome, Vivran que' fiori, o Giovinezza, e· intorno L'urna funerea spireranno odore. Forse è per quell'odore spirante dall' << urna funerea)), e che altro 110n è se non il fascinoso ricordo che, negli anni tristi, resta in noi di quell'età e della sua favola? Poliziano, della bellezza, che è poi· la giovinezza) non ci dà, secondo il modo .suo, che il colore; e mai · colori tanti ci lasciarono nell'anima una musica sì toccante, e quasi un parlante simbolo, corn;olandoci nell'atto stesso di enunciare una negra verità. Il dolore elegante!, ecco il senso e il sovrasenso della poesia del Poliziano : quello che non grida, ma canta con estrema dolcezza, e ci punge e ci piace insieme. GIUSEPPE DE ROBERTIS. BibliotecaGino Bianco

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