Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
.310 G. De Robert-is lingua di popolo, non altro. Più dure però da sopportare forse sono le astrazioni, nel Regno di Venere : quel lungo corteggio degli amori e quasi un catalogo di nomi senza soggetto, anche se portanQ tutti l'iniziale maiuscola, come un'insègna. Piacere, Insidia, Speme, Desio, Paura, Diletto, Ira, Paci, Lacrime, Pallore, Spavento, Ma– greza, Affanno, Sospetto, Voluttà, Belleza, Contento, Angoscia, Errore, Inganno, Riso, Cenni, Sguardi, Gioventù, Pianto, Dolori, Licenzia, Letizia balla in mezo della via. \· È la sola· immagine che ti ferma, e par proprio una cosa d'ella gio– ventù. Ma quando dice, e vi forza sopra l'accento, « percotesi il Furor con man la coscia)), « la Penitenzia misera stramaza », « nel sangue Crudeltà lieta si ficca>>, « e la Disperazion se stessa im– picca», senti un'astratta violenza verbale, e una facile ricerca di toni forti; e verrebbe voglia di voltare tutte quelle espressioni in' riso, di cantarle a dispetto, secondo il gusto dei canti popolari. Ché ricordare, a contrasto, le allegorie di Giotto nella Cappella degli Scrovegni in Pa,dova, e la loro terribile virtù comunicativa, sarebbe mala gra.zia. A Giotto e alla sua grandezza Poliziano non sognò neppure di accostarsi. Comunque, nel primo Ubro, ebe è poi quasi tutto il poema, le due parti grandi, - la vita e l'inna,moraménto dì Julio, la descri– zione del Regno di Venere, - rimangono ben salde, la-sutura tra le due pa,rti è accorta, la poesia quasi sempre presente. Ma nel se– condo libro, rimasto interrotto alla stanza XLVI, dove cercarla la poesia ? Due versi vi sono, veramente belli, belli proprio come un risveglio mattutino : La rondinella sovra il nido allegra Cantando salutava il novo giorno; qualche bella parola rara che campeggia: Tutta aspreggiata avea la bella faccia; non la primavera, ma il senso della primavera espresso nel« terre– stre umore>> che, alla sta.gion nova, fuor si stende Mostrando al ciel verde e fiorita insegna; e cenni d'una melodia più corrente: Tempo era quando l'alba s'avvicina E divien fosca l'aria ov'era bruna; E già il carro stellato Icaro inchina E par nel volto scolorir la luna; vecchi motivi, magal'i con un riflesso d'intellettuale bellezza; ma poi ? In quarantaRei stanze, troppa materia, sognj, e profezie e pa,rlar nebuloso; finché s'arriva al punto che dovrebbe cominciar BibliotecaGino Bianco
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