Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

308 G. De Robertis e« mille fiori in ghirlandetta lega>>.Quel{<di fior pieno un grembo» dice una pienezza, la vita nel suo colmo, e Julio vi guarda com~ a un bene negato. Tra poco Simonetta sparirà, per sempre, e di lei non rimarrà nella memoria che qualcosa come di sognato, un che di bianco : ... .'l ventilar dell'angelica vesta. Torna ora alla mia mente il Foscolo, in quel suo secondo inno alle Grazie, dove l'arte e l'ingegno non arrivano a ritrarre quel che pur vorrebbero, la seconda sacerdotessa, la danzatrice. Grida sì al lettore, e par che gridi più a se stesso, al suo debole occhio: - Vedila! .... Ma se danza, Vedila!. .., con un sommovimento ; ed ecco non la ved'e, non sa vederla, che sparire : lasciargli, anche qui, nella memoria, un che di bianco : .... appena veggio Il vel fuggente biancheggiar fra' mirti. Il Aenso è assai più chiaro di quello che a prima vista non parrebbe~ e non si dirà che questo è un idealizzare arbitrariamente la poesia. Anche la natura si commuove, perché Simonetta è fuggita via : Feciono_e' boschi allor dolci lamenti, E gli augelletti o. pianger cominciorno. Sono forse i più melodiosi v-ersi del -Poliziano, d'una tutta sua me– lodia dolcificata dalla grazia popolaresca ; e fioriscono d'a uno stato, di commozione gentile. Feciono .... com-inciorno: un più quasi di tenerezza, e come un'eco di quel pia,ngere che gli augelletti fanno. Sapete ora di che si sostanzia la sua musica, e a che punto è dato di vederla nascere : allo svegliarsi da un sogno. Di qui prende figura la malinconia del poeta delle Stanze ; qnesta è, se così si può dire, la sua lirica solitaria, come fosse il respiro d'un'anima gelosa a. spiegarsi, a darsi. Inutile sarebbe· cercare segni d'un canto più disteso, ché essa pa-rla breve, e accenti più ricchi son da cercare altrove, come s'è detto, nell'arte del comporre. Arte certo senza progressi, e aUa fine di scarso valore sentimentale, ma varia, e piena di belle invenzioni, più, anc6ra; di belli incontri. Il poema è tutto una grande pagina, e da punti lontani le immagini si rispon– dono : quelle scolpite e quelle vedute vive, di sulle porte della Reg– gia e dalla campagna. È il « visibile parlare>> delle sculture del Purgatorio sciolto tutto in movimento. Ora, se le sculture si muo– vono e parlano, che meraviglia che anche le impressioni colte dal vivo si riducano a sculture ? Quel ridurle è appunto il segno, e il Biblioteca Gino Bianco

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