Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

306 G. De Robertis trato nel chiuso, e mira la villanella apparecchiare all'uomo suo la mensa. Vicini l'uno all'a]tro, quei;:;tiversi non perderebbero nuJla ad essere trascritti liberamente, come fossero non dico voci, 'ma impressioni in coro, insieme accozzate da quella forza di sugge– stione che qgnuna porta con sé. Perché non si può dire che i Jega– menti siano accortamente dissimulati : sono anzi tutti scoperti, e sempre gli stessi, qui come in altri luoghi. O sono pronomi e parti– celle, in forma di correlazione o di contrasto (altri altri, chi, ch·i, qu.esto q1wllo, quel q1tel, qwel quei, qui quinci, ivi ivi, or poi, or or 7 ove ove, sempre sempre, e tutte insieme qui questo qiti qui,nci qui, q1iel quei quel quegli, qnal qiial quale e q1ial e altro anc6ra); o sono ripetizione dello stesso verbo (veder 1Jeder, si 1,ede si 1iede, pare pare, vera e vero e vero e ver direst-i); o sono successioni, intermina• bili, di nomi (Jacinto Narc·isso Olizia Adone Croco A.canto, cerro faggio corn·io olmo a,1;ornioacero pabna ellera, passera pavone co– lomlJi,C'ignitortori pavpagalli). Danno rilievo alle stanze descrittive e quasi un vafor dimostrativo, o, in quelle dove è figurata una rap– presentazione, aiutano e direi affrettano l'idea di movimento; o suc– cede che si trovino a volte a principio del verso o a d'irittura fran– tumino il veri-o, con effetti stranissimi o di più rilievo, o di più moto o, anche, di più sonorità. La sintassi, si può capire, è quanto mai semplice : proposizioni coordinate, lente o in fug:a, distanti o vicine: niente insomma che impedisca il risalto del singolo partico– lare, o l'accordo che ha da correre dall'uno all'altro per il piacere d'el lettore. Sono questi i dati stilistici dai quali ognuno, a occhio, può ri– conoscere una stanza del Poliziano, e dove è franta e dove è con– giunta, e, se è divisa, quante volte è divisa, e come le parti s'armo– nizzano e l'aria che dentro vi passa. Annoti fuggevolmente, o incida profondo, o componga su diversi piani, tu senti, anzi vedi, a volta a volta, il risultato del lavoro, in pieno. Vedi, e se vedi vuol dire che l'effetto è raggiunto. Quello che avrà voluto suggerirti, oltre al co11- tentar l'occhio, tu certo l'avvertirai: ,un moto subitaneo, dietro quell'apparenza e, a dirittura, l'anima. Le cose che il Poliziano de– scrive, - e le abbiamo quasi senza, volerlo riassunte: fiori, alberi, paesi, - vivono veramente e lasciano una lunga traccia nella me– moria. Se ne ricordarono poeti grandi, l'Ariosto e il Tasso, e lo rie– cheggiarono; nessuno però raggiunse mai né la potenza sua nel disegnare, né quella ingenua facoltà, portata forse dalla nascita, .di saper ritrarre, ad esempio, d'una pianta, la struttura, senza però cadere nello scientifico e nel did'ascalic__o.D'un poeta didascalico forse parranno versi come questi, daJl'aggettivazione d'obbligo: Surge robusto il cerro et alto il faggio, Nodoso il cornio, e 'l salcio umido e lento, L'olmo fronzut9, e 'l frassin pur selvaggio ee., BibliotecaGino Bianco

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