Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

L' a.rte del Polizia.no :303 - dono e compenetra'.no e si arricchiscono a vicenda, anche nell'Orfeo ~a cosa che pri~a ti ferma è una cosa di natura, fissata col suo peso'. Il su0 colore, 11 suo volume : · Ha' tu veduto un mio vitellin bianco, Che ha una macchia nera in su la fronte E duo piè rossi e un ginocchio e 'l fianco ? E vi sono rievocazioni veloci che fanno una lieta armonia : sciami et orti E viti e biade e paschi e mandrie e gregge ; pennellate leggiere: Né vuol bagnare il grifo in acqua pura, Né vuol toccar la tenera verdura; rapide sculture, quasi un cenno di quelle che, con altra mano, in– taglierà sulle po·rte della Regµ;iH: Io veggo fissa d'Ission la rota, Sisifo assiso sopra la sua petra, E le Belide star coll'urna vota: Né più l'acqua di Tantalo s'arretra: E veggo Cerber con tre bocche intento, E le Furie acquetare al suo lamento ; e gridi che si traducono in movimenti, e di quale efficacia! : Ecco quel che l'amor nostro dispreza ! O o sorelle ! o o diamogli morte. Tu scaglia il tirso ; e tu quel ramo speza ; Tu piglia un sasso o fuoco, e getta forte; Tu corri, e quella pianta là scaveza. O o! facciam che pena il tristo porte ec., che poi si ripercoteranno con rotto e precipitoso ritmo nel ditirambo finale, in forma di coro, con voci che non prima arrivano che già ve– diamo, nella nostra meraviglia, atti e espressioni crudeli : Ohi vuol bever, chi vuol bevere, Vegna a bever, vegna qui. Voi imbottate come pevere. Io vo' bever ancor mi. Gli è del vino ancor per ti. Lassa bever prima a me. Ma nell'Orfeo, questi e altri segni non sono che una minima parte della Rappresentazione, u.n ei;:;perimento incerto ; nelle Stanze in– vece non si finirebbe di ricordare, o bisognerebbe sparsamente ri– trascriver tutto. Le Stanze sono un grande frammento, e frammenti, ma perfetti in sé, le mille pa,rticolari bellezze. D'una in altra l'oc– chio corre come davanti a un variato spettacolo ; e cominci dove BibliotecaGino Bianco

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