Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

L'arte del Poliziano 301 La sospensione su color voi la sentite, che fa prima godere nella memoria quell'azzurro, che poi apparirà agli occhi inebriati; e Poliziano, traducendo : Passa pel dolce orienta! zaffiro. La sua lingua poetica è pur quella che il Petrarca gli lasciò: quella «quintessenza» che il cantore di Laura « dalle reminiscenze del dialetto materno e da quanti n'udì, e d'a rimatori provenzali, sici– liani e italiani» primo «stillò>>: senza però più la sua segreta ar- - monia, quel fascino arcano, guell' « untuosità come d'olio soavis– simo>>. Il cantar novo e 'l pianger delli augelli In sul dl fanno retentir le valli.. .. Il Petrarca sapeva, anche da una voce latina, disusata, spremere quel tanto di nuovo da far più rara e direi del tutto impreveduta un'espressione (retentir); Poliziano vi sostituisce di suo un piglio facile, e smorza il fuoco e il mira.colo che è di quel poeta grand'e. Il gusto però della poesia popolaresca gli dà il piacere della scrit– tura schietta, d'una certa rustica gentilezza, e dei suoni e coloriti netti; e s'aggiunge la sua fresca intelligenza a potenziare quel gusto e a trascenderlo. Perché noi vi sentiamo sì un'aura d\i canto popolare, ma in senso assoluto, teoretico, e che va oltre il semplice invito lirico ; come cioè in nessun canto di popolo accade, per una naturale povertà di stile e incapacità di respiro. Come i motivi, le parole. Vergini certo esse ci paion tutte, ma diréi che non parlano, non hanno vibrazione, non aiutano a modularle dentro di noi; si risolvono tota,lmente nelle cose espresse, quelle che il Poliziano, con tanta forza, sa-dire e scolpire. Voi le vedete fare spicco sulla pagina, ben rilevate, innervate, con purissimo disegno ; e par che entrino a far parte della vostra vita. Il portento dell'arte del Ghiberti, per intenderci. Dicono che, per non sapersi mai contentare di rifinire, Lorenzo di Bartoluccio spese, a comporre quei dieci quadri delle sue porte, quarantanove anni ; pure essi non portano peso di fatica, e sono anc6ra tutti viventi. E in Poliziano? Nessuno come lui ha scritto così pochi versi (quelli delle Stanze dico), e nessuno, nel tempo stesso, ci ha lasciato più cose d'a ricordare. Prima di tutto, i suoi endecasillabi. Poeti anche più grandi di lui non ne inventarono di così sintomatici : Oresce l'abeto schietto e senza nocchi, e un altro: I/erbe e' fior, l'acqua viva chiara e ghiaccia. BibliotecaGino Bianco

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