Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

296 G. Bucci - Bucci, sarà bene che tu venga a trovar me, quando tu vuoi, ma i tuoi compagni.. .. - e mi guardò; voleva ilire: « Proprio con loro vorresti far la parte del· diavolo che tenta ? >>- Dal davanzale della sua finestra, guardavo una sera in alto la finestrola della mia cameretta : era la sola rimasta buia, le altre erano tutte illuminate e silenziose; lei m'era accanto: le mani' nelle mani, gli occhi negli occhi, una suprema dolcezza ci vinceva. Lei mormorò : - Vorrei morire .... - No, vivere vivere! - corressi, e mi pareva che Dio mi desse ragione. · Quante volte io l'avevo condotta in chiesa, e sotto l'ala del cappello piumato lei mi aveva soI"riso, mi pareva di aver assom– mati nel mio cuore i poli della vita: Dio e la mia donna, tutto l'amore benedetto da Dio. A un certo punto, prestò, questa bella fusione si spezzò: il passato non riuscivo più ad accordarlo col presente; forse fu la stessa felicità quella che mi vinse : il mio cuore non resse. Da quel giorno mi sentii infelicissimo: essa era troppo, insieme, e troppo poco: un corpo così bello e un'anima così bambina! Mi venne una gelosia folle: non c'era qualcheduno che usciva da quella casa quand'io c'entravo, e ci rientrava quand'io ne andavo via, una potenza malefica, occulta, che intorbidava tutta l'anima sua? Aveva dei silenzi, delle tristezze, degli scoppi irrefrenabili di riso ch'io non sapevo spiegarmi ; reagivo con altrettanti silenzi cupi e illogici abbandoni; l'insolentivo, la torturavo; poi chiedevo pietà. Frattanto soffrivamo tutt'e due; avevamo la faccia pallida e smagrata di chi sta male: I parenti si allarmarono: ci fu il dottore amico che disse chiaramente che la scienza sconsigliava queste nozze : nozze ! parola troppo grande per la mia età, troppo pic– cola pel mio amore .... Con lei crollava tutto. Mi volli circondare di ricorili. Avevo con me la mia macchinetta fotografica a cassetta, che m'aveva seguìto a Napoli e a Pompei, a Velletri e alle Tre Fontane, a Padova e ad Arquà : ci avevo foto– grafato i miei compagni insaccati di nero e lei sorridente sul di– vano .... Gli uomini adesso mi lasciavano: fotografai le case, quelle che durano di più e qualche volta ci sono fedeli tutta la vita. Per– duto nella folla, puntai l'obbiettivo verso quegli angoli di pietra che la mia mano sfiorava da tant'anni: il corridoio scuro di via San Luigi_ dei Francesi e le finestre sue nel sole, Corso Vittorio pieno di mondo e il mezzanino del palazzo che aveva visto il mio rapido trionfo e la più rapida caduta. Veder li, nella lastra, fissati per l'eterno, i contorni delle cose che erano anc6ra le mie e presto BibliotecaGino Bianco

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