Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

Tre cardinali e un papa 295 tuttavia che i casi precipitavano : prima che' il mio sogno venisse spezzato, volli stringerlo intero tra le mani, vederla da vicino, per risognarla quando fossi lontano. Glielo accennai. . - Dove va a passeggio questa sera ? - lei mi domanda pronta. - Al Pincio. - Allora vengo anch'io .... Oh sotto i platani verdi, vicino a quel laghetto dei cigni, tra quelle erme di marmo a,lljneate, l'attesa lunga di delizia e di tor– mento! Avevo aecanto l'amico delle gra,ndi confidenze, quello che, <Senz'approvarmi, mi invidiava· (« Puoi tu aric6ra amare? oh te beato! io non ci credo più))) e tutt'e due c'eravamo ravvolti nelle pieghe del ferraiolo, come in una toga quasi pagana .... Oh la mirabile visione! Con la sorella accanto, essa avanzava :alta, sottile, elastica sui piedi snelli : un giunco. La veste mor– bida fasciava tutta la persona; il cappello grandissimo, p.iumato, -Ombreggiava e scopriva il lampo degli occhi cerulei, la bocca pic– colina che rideva. Così bella e mia? Non era dunque mio tutto il mondo? Un anno era passato, l'anno cruciale di tutta la mia vita. La mia giovinezza, nata tardi, si era ~ruciata a q1iel fuoco tutta intera. · Mi avevan d'etto i miei preti: - Bucci, si vede, tu sei turbato; è meglio che tu cambi di ,camera .... - No, - avevo risposto con uguale sincerità, - è meglio ch'io me ne vada addirittura .... Se posso, torno. - Ma ci devi. promettere che.... non scriverai, - e li vedevo :afflitti, più di me. - Non scriverò! Per un mese mantenni; poi fu più forte il cuore. Essa mi ,scrisse, io scrissi a lei, lo stesso giorno. Ai miei preti lo dissi : fui perdo– nato, non solo, ma aiutato. Io rivolevo Roma ed essi me n'aprirono le porte: fu il segretario di quel povero Cardinal Vicario, già ,scordato, che mi offrì un posto da un principe: il più bel palazzo di Roma, l'agiatezza, la libertà, l'amore. Furc;m cosi buoni da godere allo spettacolo della mia felicità. 'Tornai in Seminario, profumato, coi sitoi fiori all'occhiello: Va– leri, Bernardi, Lasi, Giustiniani, tutti i miei cari vecchi amici m'erano intorno, buoni più qi prima; anche Bendazzi mi guardava ,con simpatia, alzando gli occhi dalla ·sua grammatica ebraica ,spalancata. Gli altri, quelli che non mi conoscevano bene, seppero tacere. Il buon rettore ritrovò anc6ra il suo dolce sorriso, per dirmi : BibliotecaGino Bianco

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