Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
Tre cardinali e un papa 283 Rientrare la sera in seminario, passare in un momento dalla strada rumorosa alla quiete gelida di quell'androne, col cortiluccio stretto, la fontanina mezzo asciutta e due dita di polvere. sulle gambe dei putti svolazzanti; salire le scale buie e trovarsi davanti, - dentro la nicchia troppo grande, quel santo frate di gesso, a testa china e mani in croce sul petto, coìne per dire: «silenzio! qui non c'è che da obbedire>>, mi dava, sempre un senso di freddo al cuore. Perciò, dove la scala si divideva in due, - a sinistra la bussola di noce semichiusa già pronta, ad ingoiarci ; a destra la portiera imbottita col grande stemma infioccato del Cardinal Vicario, - le gambe seguivano la fila dei compagni, al mio destino, ma la fan– tasia restava attaccata a quello stemma e, dietro la porta vérde, vedeva splendore di .servi e dli saloni, libertà, potenza : un cardi- nale ! il Vicario del Papa ! ' Il nome suo lo sentivamo ripetere ogni tanto, nelle pastorali e nei decreti, preceduto da una legione di titoli sonanti; e anche il nome sonava: Liwido Maria Parocchi. Mi· figuravo un uomo alto, solenne .... Per la festa di San Pio Quinto, sento dire che il Cardinal Vi– cario sarebbe venuto lui nella_ nostra cappella a dir la messa. Fin d'alla sera avanti la cappella non .si riconosceva più : tappeto a fiori per tutto il pavimento, tappeto rosso sui gradini dell'altare, candelieri luccicanti, mazzi di fiori, l'armonium che non geme, non brontola, canta; i superiori che sorridono, i grandi che guardano anche ai piccoli con simpatia, niente bronci, niente ironie, il se– minario par diventato tutto una famiglia .... quando si dice l'oc– chio del padrone ! La mattina è venuta, è arrivato il momento : noi siamo in piedi su due file, la tenda scorre, la porta si spalanca, dalla cantoria vien giù l'ecce sacerdos m,agnw~ .... è lui, eccolo! oh com'è piccino! un fascio di porpora e di pi?:zi, da cui esce un viso largo e pallido, una bocca che ansa .... Eppure, quando ci passa aecanto, tenta di sor– ridere é ci guarda uno per uno : che occhi ! la vita è tutta in quegli occhi: folgorano. È all'altare, s'inchina, s'inginocchia, prega: poi si rialza e su-– bito la turba degli accoliti lo accerchia; lo spoglia di tutti i fregi : la berretta carminia, la mozzetta, ]a cotta preziòsa, la croce, tutto passa nelle mani degli altri, è deposto lontano, ed! egli veste il ca– mice e la semplice pianeta che ho visto anche agli altri nei giorni più solenni : di fronte a Dio è un prete come tutti, e come tutti dice lentamente le solite orazioni. Di suo non c'è rimasto che l'ansare, e– quel latino un poco più scandito e quegli occhi, fulminei, quando si volta a braccia aperte un momento, e ci guarda. Alla comunione, impensatamente, egli si ferma e comincia a parlare, con fatica. Parla del santo nostro : ci ricrea davanti agli ·btiotecaGino Bianco
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