Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
Giosue Oarducr,i e Giuseppe Torquato Gargani 271 pentita del passo fatto e ritirava, la sua parola. Fu un terribile colpo . ;p.èr il povero Torquato. Non ebbe più pace 1 ). , Scrisse disperato al Carducci, che cercasse di scongiurare tanta di– sgrazia; corse a, Bologna,; e Giosue, con slancio d'amico, prese a cuore la, cosa, consolò l'afflitto, scrisse subito al .Nencioui e ad altri di Firenze; poi, visti infruttuosi questi tentativi, parti per Firenze. De' suoi ap– procci, dei ,suoi colloqui, delle ,sue speranze e scoramenti ed i11edava giornalmente, e non di rado .due volte al giorno, minuti ragguagli al Gargani, non cessando mai di confortarlo con virili parole. Da un colloquio con Enrico, il Carducci apprese, press'a poco, come stavano le cose; e ne scrisse subito a Torquato. · - Firenze, 25 ott. 1861. Caro Ga:rgani, J . Dal telegramma di oggi avrai ricavato che ho avuto colloquio con Enrico. Il quale anzi tutto mi ha protestato non aver egli avuto parte veruna nel mutamento della sorella. Mi ha, confessato che egli per sé l'aveva dissuasa nei giorni avanti alla promessa formale; c~e, pur accettando il fatt_?, egli non approva tl modo d'el disciogli– mento, il quale gli pare niente delicato e che tu abbi ragione a la– gnartene. Ed ecco, come andò secondo lui. Io narro il tutto con la necessaria franchezza. Alla Giulia, negli ultimi giorni che pas- . sasti interi con lei, fecero qualche senso certi tuoi modi rotti ( è testuale) e certi tuoi spregi nel fatto della religione. ,S'aggim1sero a cotesto alcuni mi-rallegro ironici ricevuti da qualche parte. Ella. cominciò a farsi seria, pensosa; e interrogata del perché, rispon– deva con lacrime. Alla fine espresse che aveva timore che il tuo stato di calvizie fosse originario e· cronico, e si propagasse nei :figliuoli. Ma cotesto stato gli era stato fatto osservare anche avanti la pro– messa, e allora non ci aveva messo interesse : ma pare che d'a qual– che parte, da donne, le sia stato fatto parola di parrucche ecc. In fine, dopo molte ambagi, disse, che l'era d'un grandissimo dispia– cere, ma che si era pentita dell'assenso dato. Dal che m'ha giurato Enrico che era la verità, e mi ha mostrato certe lettere di lei da Sinalunga che qualche cosa indicano. E domani ti ricopierò qualche periodo di coteste lettere, perché le ho restituite appena lette, ma le riavrò. E m'ha detto: « Perché ti fosse chiara la verità di quel che ho detto avrei caro che discorressi con mia sorella)). L'ho preso in parola : « E se domani andassi alla Fratta ? )). « Questo vorrei )) m'ha risposto « e ti sodisfaresti; e potresti sodisfare al Gargani )). l) Da quell'incorreggibile classicista che era, in una amarissima l~ttera alla Nencioni, del 6 dicembre '61,. non pof;è fare a meno di rivolgere al proprio cuore le disperate parol:e di Arianna nel carme catulliano : cc At non haec quondam blanda f)romissa de/Usti - Voce m.ihi, non haec mi.sero sperare iubebas, - Sed conul!'i!<» laeta, sed optatos hymenaeos >>.
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