Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
Gio11ue Carducci . e Gi1tseppe Torquato Gargani 259 Al Gargani mancava il Purgatorio per compiere l'edizione della Com– media stampata dal Ciardetti: appena, riuscì a,. trovare il desiderato volume, scrisse gioioso al Carducci~ Osanna ! osanna ! Ho completato la Divina Commedia del Ciar– detti. Belli i miei tre volumoni ! Mi par di esser rinato ; mi sento tanto allegro, tanto brioso, che creder nol puoi. Ora sì che potrò studiar Dante a tutt'uomo. Ed ora, che mi importa di quei vilis– ,simi che mi stanno d 1 intorno,. ora che ho il mio Dante con tutte quelle note che sono proprio una grazia di Dio ? Ridano pure alla loro posta, sgavazzino, puttaneggino, che non me ne curo per nulla: Benedetto il Cesari che d!i~eva di essere in Paradiso quando leg– geva la Commedia. E quando andò in Romagna per la p'l'ima volta, precettore in casa di un signore di Prada, la prima visita, quasi devoto pellegrinaggio, fu a Ravenna, alla tomba di Dante; e ne diè ragguaglio all'amico con espres– sioni commoventi 1 ). Dall'amore per Dante e per la letteratura· italiana st generò fortis– simo nel Gargani l'amor di patria: un nazionalismo portato all'eccesso. È, pur giovanissimo, un ·laudator temporis acti. Osserva il Sorbelli, che nulla tediava più. il Carducci e il Gargani dei damerini azzimati e la moda corrente; aborrivano quelle forme di convenienza che erano in grande uso pres,so coloro che andavano per la maggiore e,frequentavano i •salotti. L'austerità dei costumi, i forti sentimenti si trovavano solo negli antichi : li, ogni esempio di quelle magnanime azioni, che in ogni tempo tennero onorato il nome d'Italia. Così il Sorbelli spiega come il Gargani, pur essendo un romantico per natura, - idolatrava il Manzoni e non vedeva romanzo psi.cologico superiore a Fede e Bellezza del Tommaseo, - diventasse poi il più arrabbiato dei «pedanti>>. Cosicché, nel '55 e '56, quando egli iJ;lsorse, con i suoi amici, contro i romantici con la Diceria e la Giunta alla Derrata, lo fece, più che altro, perehé «i romantici non sembravano rispettare a, sufficienza, le glorie e le tra– dizioni italiane, non amare abbastanza, Dante e Petrarca e gli altri scrittori del trecento e cinquecento, per correre dietro al forestie– rume » 2 ). Ben poco il O.argani poté stare in Firenze coi compagni di fede: _ nel '54-'55, per raccomandazione di Pietro Thouar, è a Faenza, ove conosce Don Luigi Bolognini e gli altri amici che ritroverà poi nel '60; nel '57, è a Montegemoli, maestro in casa Pietramellara; e nel '59 lasciò 1) Vedi A. SoRBELLI, Gli amici del Carducci: Giuseppe Torquato Gargani, in L' Archigi=asio, XIX (1924), 1-2; parte di questo scritto fu pubblicata nel Marzocco del 10 giugno 1924. - Il suo amore per l' « aureo trecento>>, il Gargani lo manifestò ancor giovinetto, stampando nel 1° volume delle Letture di famiglia il cosi detto Libro fiesolano, che, vent'anni dopo, fu ripubblicato, con ben altra perizia filologica, dallo Hartwig. 2) A. $ORBELLI, scritto citato.
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