Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

V. WooLF, The Waves 379 Quell'istant~ era tutto; quell'istante b&stava ». E ancora: « Persuaden– dola, persu8idevo anche me -stesso. Perché questa vita non è una vita sola; né io so sempre se sono uomo o donna, se son Bernardo o Neville, Luigi, Susanna, Jinny o Rhoda, - tanto è strano il contatto». Questa coscienza cumulativa è sua soltanto, questa capacità di veder gli altri con chiarezza e perciò di trasformarsi in loro è dono e prerogativa dello scrittore. La ,signora Woolf ripete da un pezzo di credere sopra tutto nella bontà della sua visione. Già nei libri _precedenti regnava la necessità visiva, per cui ogni frase fa quadro da sé e l'unità è data dal loro ritmo, qualche volta fin troppo staccato e sca.nclito. Osservazioni ·e impressioni vecchie tornano spon– tanee, frasi che già hanno sorpTeso e convinto le ritroviamo qui poco mutate, forse appena meno maravigliat<'l e estatiche; qui ancora le pa– role più semplici, e prima tra le altre quella che dà il titolo al libro, pigliano una lirica intensità, un'importanza tematica, e gli _accostamenti delle imagini sono tanto interessati e caratteristici che nessun oggetto resta mai inanimato. « La vita è un alone luminoso, un semitrasparente involucro che ci cfrconda, dal principio della nostra coscienza alla sua fine>>. Si direbbe che il colloquio dei piccoli, all'inizio di Waves, sia scritto per esempli,ficare questa precedente affermazione : « Vedo un anello, - dice Bernardo, - che mi"sta sulla testa. Oscilla e si dondola in un cerchio di luce>>. « Io vedo un globo, - dice N-eville, - so-speso come una go-ccia contro l'enorme parete d'un monte>>. Cosi i bambini comin- - ciano a conoscere, e gli uomini, malgrado i loro impegni, i loro interessi e la loro lenta distruzione, cosi seguitano : una specie di alone sta tra le persone e le cose, le avvolge e le separa; un misto di luce e di nebbia, di chiarezza e di confusione. Lo sforzo d'ognuno dev'es-s,er di farlo più che può intenso e terso. Ci si riesce di rado ; perciò i nuovi eroi son coloro che sanno meglio vedere. In un libro di questo genere non va cercata una formula filoso.fica (che per forza sarebbe manchevole) né una rivelaz;ione della vita, ma è giusto che l'autrice metta nel suo lavoro la passione che la muove a chia– rire i problemi ehe le stanno a cuore e i risultati ultimi della propria esperienza e dei propri pensieri. Conta e persuade il tono convinto delle affermazioni, e più anc6ra l'implicita forza che le fa vivere nei limiti delle opere, sicché ogni fr&se più comune spicca come l'umile vetro toc– cato dal sole. Solo di rado, da questa tensione, <lai peso delle parole che non ,stanno mai nell'ombra, può nascere un senso di cosa esagerata e voluta: « Comincio a desiderar<'l, - disse Luigi, - che venga la notte. Mentre sto qui fermo col pugno ehiuso davanti alla porta del Maestro m'immagino d'essere l'amico di Richelieu, o il duca di S.t 1Simon che presenta la tabacchiera al R~ medesimo .... Sono ora solo un ragazzo dal– l'accento dialettale colle nocche pronte per bussare sul legno nodoso di questa porta; la giornata è stata piena d'ignominie e di trionfi, nascosti per paura delle risa. Sono il miglior scolaro della scuola. Ma quando la notte viene io smett.o questo poco invidiabile mio corpo, - il mio grosso naso le labbra sottili l'accento dialettale, - e abito lo spazio. Sono il ' ' compagno di .Virgilio e di Platone. Sono l'ultimo rampollo d'una delle gran casate di Francia. Ma sono anche uno che si impOJ"l'àdi abbandonare

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