Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
378 V. WOOLF, 1'lte Waves mare, questa volta, .stan sullo sfondo ù'un paesagg_io_su.c?i i~ so~e, da– mattina a sera, compie il suo corso. In otto- quadri si -divide 11 g10rno, che è segnato dal variar ~ella luce: « a poco ~ p~co la scu_ra.sbana del– l'orizzonte s'era fatta chiara come se 1 fond! duna bottiglia, scompa– rendo avessero lasciato trasìparir verde il vetro ; e cliEitroanche il cielo era sc'hiarito .... come se il braccio d'una donna -distesa dietro l'orìzzont~ avesse alzato una lampada e larghe striscie bianche, verdi e gial!e s1 fossero aperte nel cielo al modo dei raggi d'un ventaglio » cosi nel primo; e nell'ultimo : « Ora il sole era calato; cielo e mare non si distingue– vano .... Come ,se ci fossero onde dì buio nell'aria il buio avanzava, co– prendo case, poggi alberi, simile alle onde dell'acqua che battono •~ dilavano i fianchi c1 1 una nave sommersa». La descrizione lirica del pae– saggio fa da soonarrio al racconto, che si svolge per lo più a Londra. Lo scenario resta immobile e suggestivo; e allude più alla vita dei perso– naggi che non s'adatti all'azione. Ma non per questo il libro è teatrale. Virtù cli Virginia vVoolf è cli dare, con mezzi così ricercati e espliciti, vibrazioni speciali all'aria che circonda le sue creature; non giureremo che sia l'aria comune e quotidiana•, ma non è neppure la chiusa aria della finzione. Le ore -della giornata, e quel moversi delle on-de, ritmano i mo– menti della vita, e .sei persone vivono nel libro, dall'alba alla sera, dall'in– fanzia alla greve maturità. Queste sei persone le conosciamo dai loro successivi monologhi, in cui ognun,o riflette, oltre che se •stesso, parecchio della vita degli altri; lunghi monologhi che a volte si accelerano e si rompono in dialoghi. Le vediamo, tre bimbe e tre bimbi, in una specie di paradiso infantile, dove pur si preannunciano e si scontano le successive cadute; le seguiamo a scuola, all'università e poi, quando dovrebbero divergere, portate da un medesimo flusso ai punti salienti della vita, perfino, due volte, a patetici incontri. Via via che si avanza avviene a distacco, quasi che da principio fossero plasmate. insieme e le voci po– tessero essere scambievoli, ma poi si· determinassero negli accenti, m fì..ssassero nei gesti, -si facessero separati e soli; e tra le varie sorti si distingue sempre più quella di Bernardo, che tutti li domina perché è avvezzo a spiegarseli e a capirli. Bernar-do •è il più preciso e attento, è quello che prende nota -d'ogni frase, d'ogni aspetto, è quello che quando vede due persone imagina che dal loro incontro sbocci una novella; ha la coscienza riflessa del letterato e perciò intendendo gli altri, gli tocca con un più lungo e più conclusivo monologo di chiudere il libro. Più intensamente di tutti (gli altri eran distratti: chi dalla famiglia, chi da una pas·sione, chi da un'ambizione, Rhoda da un'interna infelicità che l'ha condotta al suicidio) egli, nonostante il suo appartarsi ha vissuto. ' A Hampton Court, nella defunta reggia, dove avvi<e~el'ultimo in– contro, i tempi sono maturi e le memorie fan lega: « Contro al cancello, contro al cedro io vedevo infiammarsi Neville, Jinny, Rhoda, Luigi, Susanna e me .stesso, la nostra vita, la nostra identità. Re Guglielmo sembrava un monarca finto e la ,sua, corona una corona di latta. Ma noi, - contro ai mattoni, contro gli alberi, - noi sei fra chi sa mai quanti mili?ni d'esseri, per un istante, fra chi sa quale immisurabile ab– bondanza d1tempo passato e di tempo avvenire, avvampavamo trionfanti. BibliotecaGino Bianco,
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