Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
376 O. VERGANr, Domenica al mare dotato per la rappresentazion(l diretta; e talora c~rca di -~o.nse~u~reforza evocativa studiando liriche corrispondenze, quasi comphC-Ità fisiche, tra uomini ed ambienti. Né codeste COI"l'ispondenze o complicità riescon dif– Jicili o cavillose. Nei personaggi del Vergani la partecipazione al mondo fisico è attiva benché disillusa; mentre invece essi sono specchi appan– nati, per quel' che riguarda la vita morale. ~H~ire o soffrir~ ~ell'orcline dello spirito ricordare o riflettere, sono modi cl essere o addirittura fan– tasie della c~rne beni fatalmente declinanti. Dunque, una narrativa che dipenda da tali fantasie, per ingegnosa che si dimostri nei modi novelli– stici e nelle risoluzioni, non può non essere chiusa in un crepuscolo car– nale, legata ad un ritmo di sconsolate naturalezze; dovrà, più che altro, annotare nelle ,figure i gradi della decadenza quotidiana: termini di con– fronto le cose, felici nello splendore d'una, forma, apparentemente sana per l'eternità.· In conseguenza l'attenzione dello sc.rittore dom ina s u un regno triste: il tempo discendente del corpo umano. Agguati df.li nervi, messaggi del sangue, manie, piccole commedie della vita vegetativa, di– stinti con acume, valgono a definire i rpersonaggi. In Chiaro di luna, più che altrove, il movimento narrativo sembra adeguarsi aHe tarde fantasie della carne. Li si parla d'un commesso viaggiatore che ha, tentazioni lente come digestioni e una memoria invischiata nei sensi, che fa pen– sare ai modi del Joyce. E se una certa grazia, una ricerca -d'aura poetica, dà respiro a.Ua densità delle annotazioni, con la mente si può correre fino alla Woolf, a un Joyce attenuato, diffuso. « .Si guardò attorno. La primavera floreale della tappezzeria moriva nel freddo e nel buio del soffitto. Lo specchio attendeva, come una sentinella, che dessero il cambio all'immagine. Aveva ancora nelle mani l'odore del ,sapone; un sapone da pochi soldi. I polpastrelli molli. Un sapone da cameriera .... ». Joyce, la Woolf: con questi' due nomi abbiamo voluto inclicar(l approssimativa– mente due toni caratteristici dell'epoca nostra. In un breve racconto, Il gatto, una bambina scopre l'amorosa tresca della madre, e ne soffre, per un embrione cli vita morale; ma poi la pic– cina, nell'ora in cui la mamma si trova a casa dell'amante, ,è rapita in una favolosa vita dei sensi; obbedisce al sangue, che ha in sé il virtuale peccato dell'adultera, e ,si distende su un letto, abbracciando un gatto: ottusa felicità di cui ,è complice il tepore del sol.e. Simili creature son serve dei sensi, e guai se si distaccano da quelli, guai se ragionano sulle passioni: la forma dei loro ragionamenti dovrebbe forse essere vivificata dalla voce e dalla mimica degli attori. ·· Il commendatore, un racconto che ,si distende per settanta pagine e ,che potrebbe ,essere intitolato « Vita parallela di due paralitici» fa ve– d~re, riflessa nella gelosa immaginazione di un amma.lato, la e;istenza d1 un_ al_tro sofferente. I passettini del paraHtico, il mondo riscoperto da chi si muove con « fatica spettacolosa>> le distanze e le dimensioni che da ciò si determinano, motivano in 'guisa tutta naturalistica il tempo lento della narrazione. Per queste motiva.zioni e giustificazioni, per la rigorosa bravura tal– volta paragonabile soltanto a quella di Arturo Loria, il Verga~i ha un posto tutto suo tra gli scrittori dell'ultima, leva. L'affetto la grati– tndrne, lo legano a ,scrittori d'una generazione precocemente :riaturata · ' BibliotecaGino Bianco
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