Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
374 O. VERG.A.NI, Domenica al mare Omo VERGANI Domenica al mare. - Treves, Milano, 1932. L. 15. ' Non di rado a,l recensore vien fatto d'aiutarsi con un gioco vecchio. Poniamo, parlando di Tizio scrittore, si d~ce: « Q~est'uom? h3'. d_ue anime>>· e sùbito nell'articolo il binario del discorso s1 determma hsc10, con app~rente lucidità. S'intende, le due anime di 'fizio ·S?no in bistic~i, si contr8Jddicono, si fanno i dispetti; ma il buon resocontista letterar10 1 assunta la parte del paciere dà consigli alle due litiganti, le tocca nei punti deboli e le avvia verso l'abbraccio; finché appunto s'arriva alla pa– cificazione, a una superiore intesa, a una concordia che ci restituisce tutto d'un pezzo lo scrittore 'fizio. Ecco che il recensore ha rimesso l'uomo nel fodero dell'ordine. S'ha proprio da affermare che gli effetti di tale gioco lasciano il· tempo che trovano ? Meglio passare senz'altro a riconoscere che la responsabilità del trucco suddetto rieade per intero su noi I'ecensori, pur quando lo scrittore che ci interessa sembra proprio volerci condurre per mano ad ascoltare un intimo dialogo tra bianco e nero. -Ad esempio, se nel leggere i racconti di Domenica al mare, ora pubblicati, ripensiamo alle Soste del capogiro, due anime in Orio Ver– gani potremo facilmente illuderci di vederle. O meglio, d'acchito ci verrà fatto di dar ·figura a due modi, d'essere che paiono in opposi– zione; a due mòai più pittoreschi che drammatici. Cosi. Anima del Ver– gani numero uno: robusta, divagante, si dà 8/lle allucinazioni, tenute in conto di metafisici passatempi; ode perfino gli ·starnuti delle ,statue; di– nanzi ai manichini di oera soffia nel sassofono, con una malinconia che starebbe bene a un suonatore d'armonica; ed ha una grazia d'infermiera, un po' la carità delle Chercheuses de po'!,Ul], per gli eroi del rùig e del circo. Anima numero due: potrebbe appartener(:\ anche ad un uomo di occhi azzurri, che avesse il candore crudele. Il primo Vergani, il confidente di (:lroi da baraccone, ,subisce volen– tieri il fascino delle cose, fino a scoprire in ognuna di esse un « centro di paradi,so li, e a esprimerne, in brevi annotazioni, quasi in formule, la ipocrita potenza. Una « sosta del capogiro» vuol significare l'attimo di penetrante chiarezza che ci rivela nuove le cose, pur le più comuni. Può essere espressionistica definizione, non maj un framm~nto ; baloccante n~l tono, affinché l'assunto non sembri, com'è, grave e qua:si da far disperare. Il salto mortale ridotto ad arabesco aereo come si vede nei cartelloni del circo. Al secondo Vergarii tocca invece 1~ paternità di per– sonaggi che si specchiano in un intimo color grigio· uomini timidi umi– lia ti, tanto sensibili che sanno tener segreta la p,;epotente sensu'alità; don_neche ar_riv~no, t1;1-tte,~l tradii:ne~to, per la, solita via della inquie– tudme; fancmlh che mdovmano la vita o forse la conoscono l'hanno . ' ' spiegata nel sangue: perché « il fanciullo è antico» in sé dice il Novalis. ' Dun_que, presa p(:lr buona la partizione fin qui esposta, al Vergani eccentrico verrebbero ad appartenere le Soste del capogiro con i conse– guenti sviluppi novellistici ed articolistici: I fantocci del carosello im– mobile e Io, P?vero negro. All'altro Vergani attribuiremo l'Acqua alla gola e Domenica al rnare; in ordine cli data, il primo e l'ultimo libro BibliotecaGino Bianco
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