Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932

B. CICOGNANI, Villa Beatrice Beatrice sposa; e il marito è quell'uomo, bio~do _rossiccio,. che sbagli~, un occhio, grossi baffi spioventi. Ancora. In giardmo, un gior~o, seduti su una panchina vicini da toccarsi Romualdo parla a Beatrice. « Ella. ' ' . assaporava,• socchiuse le ~palpebr,e, quelle par~le eh~ erano pr:opno P~- role da un personaggio di sogno .... >>.Apre gh occhi, e n~n _si volge c.t,l marito per non rompere l'incanto creato da quel vapor di sillabe. <t In una radura là dalla spalliera, il viso biondo acceso d'un giovanottello perduto in ~st~si >>:Pierino, ecco l'amore. Beatrice sentiva l'amore. Ci– cognani, per obbligo, ne ha fatto tutt'altra donna; e più di uil lettore, a questo punto, ecco si estrania da Beatrice, non vuole, non vuol parte– cipare alla sua pena. Certo si sentirebbe più libero .da impacci, se non gli fosse pres,entata ogni tanto quella oscura e fredda ragione, quella tale ,stortura,... essere nata così..., che, pur non accettabile, disturba l'animo suo e lo fa contraddetto. A Beatrice egli non sa che prestare una scarsa pietà; e Cicog11ani vorrebbe che invece la comprendesse e giustificasse. Non importa, se poi egli stesso, al lettore, foi•nisce un sempre nuovo alimento alla sua discordia. E Beatrice diventa madre. Per la sua povera piccina, nata non bella, non sana, bisognosa d'aiuto, che sente il suo cuore ? « Il primo moto di Beatrice quando le presentarono la creaturina, fu d'avversione>>. E « Po– vera creaturina», le diceva.internamente, « Povera creaturina>>; ancora: « Perché augurarti di vivere?>>. È triste, ma è così. Un esser,e fuori della natura può pur avere di questi sovvertimenti. ~ Cic.ognani, a ricordare, insistendo, quella sua dannata nascita. Ma più iardi, che cosa succedP– più tardi? A vedere gli altrj_, tutti, rivolgere alla sua creatura ogni affezione, e la balia •sostituirlesi, non nell'ufficio. solo di madre, ma nell'affetto, ecco da gelosia nascerle dentro un principio d'amore. È la forza degli avvenimenti che un'altra volta ha portato Cicognani a con– traddire, felicemente, alla ,sua tesi. E da ora il lettore si sentirà più in pace: il racconto acquista un altro ritmo, e Beatrice è un'altra, diven-, terà anzi il ,contrapposto giusto di quella che prima, era. Rimane sì, ancora, quel punto cieco nella sua coscienza, ma altri sentimenti vi fanno tumulto, e altri avvenimenti muovono quella ,sua inerzia nemica. Un poco· alla volta, quel sentirsi sola nella sua casa, fuori del raggio d'amore, ora che la sua piccina ha preso tutto l'affetto di tutti per sé e del padre e di Maurilla,; quel vuoto intorno a sé, e la dispera,zion; dentro, a un tratto; e poi l'idea del suicidio, che piano prima, poi battf\ fortl:l e la martella, - la fune, il ca,ppio della fune nella viottola, e la vasca, e lottare per non essere vinta; - quell'improvviso richiamo ver,so Dio, riemerso dalla parte più fonda di sé dove pareva sepolto· la con– f~ssione preci~itosa («vorrei confessarmi, 'subito, or::i,»), quasi p~r paura d1 non sapersi un'altra volta deciderl:l; e la piccina ammalata, e qael salvarla m un supremo trasporto d' amore; l' affetto rinato di Ro– mualdo, come 11.npremio, e la piccina tornata a lei· poi la morte per 1 . I ' ' a passione grane e, troppa ora per lei, che l'ha stancata: tutti questi fatti, pen,sate, s'addensano e precipitano nelle sole ultime cento pagine del ro~anzo. E sarà per flffietto anche di contrasto, ma ti vincono. Veder Beatnce cedere, farsi donna, bisognosa lei d'amore! Questo è un paga,re un male fatto : il lettore si riconcilia con Beatrice. BibliotecaGino Bianco

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