Pègaso - anno IV - n. 3 - marzo 1932
370 B. CrcoGNANr, Villa Beatrice rea,listicamente fedele dei primi ra,.cconti, a,bbia, porta,to a Velia, quella tutta indaginos~, ca,uta, sottilm~nte_ pensata ~legli ultimi abbia prepa– rato Villa Beatrice. Parliamo eh Villa Beatrice. Non,credo sia neppure immaginabile un romanzo più rigoro'.samente concepito e condotto di questo, condotto, vorrei dire, con t~nto impegno di rigore. Il ritmo lento delle prime due parti, poi, la ~c1:1ttura densa! quell'instancabilità nel ·figgere l'occhio in un pie~oso, gr:~o ~ramma ~1 donna ripropongono, con una fissità opaca, e m termun d1 volta, m · volta più stretti, quell'eccesso, quel di più, anzi di là dall'uma~o. S~ non fosse che alla fine lavorando d'istinto, e reagendo, lui con 1 suoi sentimenti alla ragion~ che l'aveva troppo forse frenato nel determinare un caratte~e fuori della natura, fa che i fatti in ultimo .s'accavallino, s'intersechino e precipitino, sarebbe diffidle trovare, chiuso il libro 1 tutti consenzienti quei venticinque lettori dei qua,li il Manzoni pure si contenta,va fidandocisi e che dovevano rappresentare, nella, sua mente, una sorta 'di conses,so 'buono a dispensar la, gloria. 'rra ,i venticinque lettori di Cicognani, invece, qualcuno ci sarà che, proprio all'ultima pagina, vorr,ebbe non aver ,finito. Sciolto a mano a mano quel groppo, la parola estrema di Beatrice « Eccomi ll suona umanamente mesta. Bea– trice non è viva mai tanto, m~i tanto donna, quanto sul punto che muore. Cicognani, senza volerlo forse, - perché un poco obbediva a una voce dentro, - ha diviso il mondo del suo romanzo in due: i buoni e i cattivi o, piuttosto, i nati felici e gli infelici. Diremo dunque che anche lui uomo è così, cosi volto agli opposti ? Certo, la mossa che prima gli si riconosce sulla fa,.ccia è di dispetto ; poi, risentendosi, pronto a correggersi, a con– ceder,e; e, se ama, quelli che ama, non sono, non possono che es,sere tutti perfetti. Un poco più di ironia o, per dir meglio, di senso prospet– tico, l'avrebbe aiutato qui a creare le proporzioni giuste e Le dis,tanze,- a intendere e giudicare con verità. Ora, in nessun altro libro, la sua na– tura s' è data, com' è, così nett,amente sdoppiata. C'è una donna in questo romanzo, s,posa e madre; che Cicognani, per aver coraggio a osservarla a lungo, con quel tanto di simpatia ne– cessaria in un artista, le ha dovuto èercare una giustificazione per tutte una irregolarità portata dalla nascita, ,fi,sica, a vincer la quale in ultim~ rimarrà il cuore sopraffatto. E ci sono tanti· personaggi tutti gli altri direi, ,senza eccezione, che si son messi a rap,presentare la parte dei buoni dei buoni per .eccellenza : più di tutti buono, Romualdo, il marito e iÌ secondo posto spetta subito a Maurilla, nata lei a ,esser madre, donna amorosa, trepida, tutta effusioni e trasporti che spende in devozione in un'enfatica devozione, la croce di non aver ~vuto un figliuolo, l'oppost~ insomma d~ Beatrice. A Romualdo, per intenderci, ci voleva una moglie come Ma.ur1lla; e certo non ne sarebbe nato questo romanzo e sarebbe fiorito invece un idillio. Noi, per il bene che vogliamo a 'Cicognani siamo contenti che .sia nata, pur ~on i suoi difetti, quest'opera forte, di aspro e freddo sapore. Un sospetto pure resta, anche a lettura finita, e con tutte le conces– si~ni_ a_~ui ci obbliga il vittorioso epilogo· del libro, il sospetto che, nei hm1ti e nelle strettezze in cui Cicognani da sé si è messo, una mag- BibliotecàGino Bianco
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy